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HomeCronaca Caso Pifferi, indagate per favoreggiamento psicologhe e avvocato

Caso Pifferi, indagate
per favoreggiamento
due psicologhe e l'avvocato

Per la Procura avrebbero manipolato

la donna per ottenere una tesi difensiva

di Maria Sole Betti24 Gennaio 2024
24 Gennaio 2024

Tribunale di Milano | Foto Paolobon140, Wikimedia Commons

MILANO – Favoreggiamento e falso ideologico. Sono queste le accuse avanzate nei confronti dell’avvocato e di due delle psicologhe nel carcere di San Vittore di Alessia Pifferi, la donna a processo per l’omicidio pluriaggravato della figlia Diana di 18 mesi, morta di stenti nel luglio 2022 dopo essere stata abbandonata in casa per 6 giorni. Il pubblico ministero di Milano, Francesco De Tommasi, aveva contestato la relazione basata sui colloqui con le psicologhe.

L’accusa

Per la Procura di Milano, le due analiste avrebbero manipolato Pifferi durante il test che attestò il deficit cognitivo della donna per fornire alla difesa una tesi alternativa. Gli inquirenti parlano infatti di “colloqui realizzati in violazione dei protocolli”, con un atteggiamento di “estrapolazione deduttiva di una tesi difensiva”. Ma alle due psicologhe la Procura di Milano contesta più episodi. “È nostro dovere esternare una forte perplessità rispetto ad una apparente prassi che, come ripetiamo, nella nostra piuttosto ampia esperienza, non abbiamo mai visto applicare a nessun altro detenuto”, avevano scritto gli psichiatri Marco Lagazzi e Alice Natoli – consulenti della Procura – in una relazione depositata alla Corte d’Assise nel processo in corso, in cui criticavano fortemente l’operato delle psicologhe.

Il movente antisociale

Alla base dei presunti illeciti commessi, in particolare, da una delle due psicologhe del carcere milanese di San Vittore, che si sono occupate di Alessia Pifferi, ci sarebbe – come ipotizzato dagli inquirenti – un movente “antisociale”. Come risulterebbe da alcune conversazioni intercettate, la professionista, 58 anni, avrebbe detto che con la sua attività voleva scardinare il sistema “goccia dopo goccia”, salvando quelle che lei riteneva vittime della giustizia.

Verifiche anche su altri casi

Ecco perché le perquisizioni disposte dalla Procura di Milano a carico delle due professioniste di San Vittore – oltre che ai rapporti tra le indagate e Pifferi – saranno volte anche a “indagare più in generale” la “gestione” di altre quattro detenute, analizzando le loro “cartelle cliniche”. Tra le quattro figurano Lucia Finetti, condannata all’ergastolo, lo scorso maggio, per omicidio volontario per aver ucciso, il 12 giugno del 2021, con 14 coltellate il marito Roberto Iannello di 55 anni, dopo una lite in auto nel quartiere Baggio, a Milano. E Patrizia Coluzzi condannata nei giorni scorsi dalla Corte d’Assise di Pavia a dodici anni per aver ucciso, soffocandola con un cuscino, la figlia di due anni.

Indagata per falso ideologico anche la legale

Accusata anche l’avvocato Alessia Pontenani, indagata assieme a due psicologhe nel caso di Alessia Pifferi. Il presunto falso ideologico, relativo al test, riguarda “il diario clinico” redatto dalle psicologhe. Avrebbero attestato con quel test una “scarsa comprensione delle relazioni di causa ed effetto e delle conseguenze delle proprie azioni” da parte di Pifferi, mentre “il test psicodiagnostico di Wais al tal fine somministrato” non era “fruibile né utilizzabile a fini diagnostici e valutativi”. È difficile, mettendosi nei panni della collega, non avere la sensazione di un implicito invito a fare un passo indietro”, scrivono in una nota congiunta l’Ordine degli Avvocati di Milano e la Camera penale milanese. Ribadendo come “la funzione difensiva non” debba “essere mai in pericolo”.

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