ROMA – Il saluto romano e la chiamata del “presente” rappresentano un reato solo se sussiste “il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista” ma non nel merito di commemorazioni. A sancirlo è stata una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione, chiamate a pronunciarsi sulla commemorazione di Sergio Ramelli nell’aprile 2016 a Milano.
In quell’occasione otto persone furono individuate per aver eseguito il saluto fascista nel corso del corteo. Assolte in primo grado ma condannate in secondo, ora per gli imputati si apre un nuovo processo di appello. La Cassazione ha infatti chiesto di verificare “se dai fatti accertati sia conseguita la sussistenza del concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”, violando quindi l’articolo 5 della legge Scelba.
La vicenda si inserisce nel pieno delle polemiche per quanto avvenuto a Roma lo scorso 7 gennaio, quando alcuni gruppi di destra si sono riuniti per celebrare il ricordo della strage di Acca Larentia eseguendo il saluto fascista. La sentenza della Corte ha trovato il “rispettoso riconoscimento” del presidente del Senato Ignazio La Russa che ha dichiarato: “Non occorre aggiungere altro”.