L’AJA – Israele è chiamato nuovamente a difendersi davanti alla Corte di giustizia dell’Aja dalle accuse di “genocidio” mosse dal Sudafrica. Il Paese africano – attraverso 84 pagine di requisitoria – chiede alla Corte di imporre “misure di emergenza”, con l’obiettivo di fermare subito l’offensiva israeliana nella Striscia. Israele ha respinto del tutto le accuse definendole “senza fondamento”, denunciando il Sudafrica come “il braccio giudiziario” di Hamas. Prevista per oggi, venerdì 12 gennaio, la seconda udienza del processo.
Israele si difende davanti alla Corte dell’Aja
Un membro della squadra di difesa israeliana, Tal Becker, ha poi aperto la seduta in cui Israele replica alla corte dell’Aja dell’accusa di genocidio, dichiarando che il Sud Africa ha presentato “un quadro fattuale e giuridico profondamente distorto. L’intero caso si basa su una descrizione deliberatamente decontestualizzata e manipolatoria della realtà delle attuali ostilità”. Lo stesso ha poi descritto che il “massacro, le mutilazioni, gli stupri e rapimenti su vasta scala – compiuti da Hamas il 7 ottobre – sono stati atti di genocidio contro Israele”. Il legale ha poi specificato che “l’azione militare di Israele nella Striscia ha come obiettivo Hamas e non i civili”.
Becker: “Accuse prive di elementi chiave”
Becker ha fatto ascoltare una registrazione del 7 ottobre in un kibbutz israeliano in cui un terrorista di Hamas si vanta di aver ucciso ebrei. Ha anche mostrato un’intervista in cui un funzionario di Hamas, Ghazi Hamad, giurava che l’attacco del 7 ottobre contro Israele era solo l’inizio, promettendo di lanciare altri attacchi attacchi fin quando il paese non sarebbe stato annientato. Lo stesso ha poi aggiunto, riferendosi all’accusa di genocidio avanzata dal Sudafrica, che “manca totalmente l’elemento chiave di questa denuncia, ovvero l’intenzione di distruggere un popolo in tutto o in parte”.
L’America Latina dalla parte del Sudafrica
Sono sei i Paesi dell’America Latina favorevoli alla decisione del Sudafrica di denunciare Israele per genocidio. I governi di Colombia, Brasile e Cuba hanno espresso il loro sostegno in comunicati ufficiali rilasciati individualmente. La Bolivia ha definito l’azione del Paese africano “un passo storico nella difesa del popolo palestinese”. Il governo del Nicaragua, a sua volta, ha esortato Israele a “porre immediatamente fine al suo attacco militare contro il popolo palestinese”. Sulla stessa linea il Venezuela, secondo cui l’azione del Sudafrica “deve essere accompagnata da tutta la comunità internazionale”. Diversa invece la posizione del Cile, che ha deciso di rivolgersi all’Aja autonomamente per chiedere un’indagine sull’operato del governo di Israele nella Striscia di Gaza.