TEL AVIV – Prosegue il viaggio diplomatico del segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken che oggi, 9 gennaio, incontra a Tel Aviv il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Un colloquio faccia a faccia”, come comunicato dall’ufficio del premier israeliano, per fare il punto sul conflitto e capire se ci siano margini per una tregua. In seguito, Blinken incontrerà anche il gabinetto di guerra di Israele, visto che il conflitto tra Israele e Hamas non accenna a placarsi.
Il conflitto si sposta verso il Libano
Il nuovo teatro degli scontri sembra essersi spostato verso nord, in Libano. È lì che Tel Aviv ha eliminato un altro obiettivo chiave per la distruzione di Hamas. Dopo l’uccisione nella capitale Beirut del numero due del movimento palestinese, Saleh Arouri, un raid a sud ha colpito Wissam Tawil, tra i comandanti delle forze di élite di Hezbollah, principale sostenitore della causa di Hamas. Un colpo importante, che conferma le parole del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, secondo cui “Beirut può diventare come Gaza”. Nella Striscia, invece, l’esercito di Tel Aviv ha annunciato l’avvio della “terza fase” di guerra, che sarà meno intensa e punterà tutto sugli attacchi mirati. La risposta di Hezbollah non ha tardato ad arrivare: l’organizzazione libanese ha affermato di aver colpito la base israeliana “Dado”, sede del Comando militare di Tel Aviv per il nord del Paese.
L’appello del leader di Hamas: “Sosteneteci con le armi”
Intanto, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha invitato i Paesi musulmani a “sostenerlo” nella sua guerra contro Israele nella Striscia di Gaza, fornendogli armi. “Il ruolo della nazione musulmana è importante. Questa è la battaglia di Al-Aqsa – moschea di Gerusalemme considerata il terzo luogo sacro dell’Islam – e non solo la battaglia del popolo palestinese”, ha sottolineato Haniyeh. Il timore, dunque, è che il conflitto possa estendersi non solo al Libano, ma a tutto il Medio Oriente. Senza dimenticare il ruolo dell’Egitto, Paese a sud della Striscia, dove in queste ore è in visita la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock la quale, intervenuta alla Dpa, non ha lasciato spazio ai dubbi: la Striscia di Gaza e la Cisgiordania “appartengono al popolo palestinese”, su questo punto Germania ed Egitto “sono d’accordo”.
Proteste a Gaza e New York
Alta tensione all’interno della Striscia di Gaza, dove i parenti degli ostaggi israeliani sono diretti al valico di Kerem Shalom con l’intenzione di bloccare il canale dal quale quotidianamente entrano aiuti umanitari. Un’azione di protesta contro Hamas, che impedisce alla Croce Rossa di fornire la necessaria assistenza medica alle persone in mano all’organizzazione terroristica, come riportano i media locali. Anche nel resto del mondo si sono registrate manifestazioni di protesta. Ad esempio a New York, dove ieri centinaia di persone hanno bloccato i maggiori ponti e tunnel per chiedere il cessate il fuoco. La polizia newyorkese ha arrestato 325 manifestanti, di cui 120 solo nell’Holland Tunnel, tutti accusati di aver causato disagi alla circolazione.