ROMA – Tanto rumore tra maggioranza e opposizione, ma non una parola dalla premier Giorgia Meloni sui saluti romani fatti durante la commemorazione di Acca Larentia lo scorso 7 gennaio. Le commemorazioni non sono una novità, ma il video dei manifestanti ha indignato le opposizioni che chiedono alla presidente del Consiglio di condannare e prendere le distanze dagli eventi.
Il M5s ha imboccato le vie legali, annunciando un esposto in procura per accertare se sia stato commesso il reato di “apologia del fascismo”. Indignazione anche tra i dem, che presenteranno un’interrogazione al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi e al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “Quello che è accaduto non è accettabile”, ha condannato la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Meloni non ha niente da dire?” ha aggiunto, denunciando il silenzio dell’inquilina di palazzo Chigi. Una risposta alle polemiche arriva da una nota di Fratelli d’Italia in cui si fa riferimento alla “solita ipocrisia della sinistra”. “Dal 1978 si fanno commemorazioni su quel piazzale ma solo oggi la sinistra finge di scoprirlo”, si legge nella nota.
La situazione crea tensioni anche tra i partiti di maggioranza. “Noi siamo antifascisti, chi ha avuto un comportamento del genere deve essere condannato da tutti”, tuona il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. Una condanna che non arriva altrettanto netta dal Presidente del Senato, Ignazio La Russa che preferisce smarcarsi e non entrare nel merito della vicenda. In un colloquio con Il Corriere della Sera, tuttavia, ha ribadito l’estraneità di FdI all’episodio. “Abbiamo sempre detto ai nostri di non partecipare a certe manifestazioni, che vengono inevitabilmente strumentalizzate da chi vuole attaccarci”, aggiunge il Presidente. Sul saluto romano ha delle riserve e chiede alla Cassazione di esprimersi chiaramente sul reato di apologia del fascismo, ancora molto controverso.
“Finora ci sono state sentenze contrastanti sul fatto che il saluto romano in occasione di celebrazioni di persone decedute sia reato oppure no. Per alcune sentenze della Cassazione non era reato, per altre invece sì”, ha sottolineato in un’intervista a Repubblica.