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Donald Trump fece pressioni
su funzionari del Michigan
per voti delle elezioni 2020

Lo scoop del Detroit News

La replica dello staff: "Era suo dovere"

di Niccolò Maurelli22 Dicembre 2023
22 Dicembre 2023

L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, candidato repubblicano alla presidenza/ Foto Ansa

WASHINGTON – Manca meno di un anno al prossimo Election day, ma le presidenziali americane del 2020 non smettono di far discutere. Al centro dell’attenzione, ancora una volta, l’ex titolare dello Studio Ovale Donald Trump. Il tycoon – riferisce il Detroit News – fece pressioni su due funzionari elettorali del Michigan affinché non certificassero il risultato delle elezioni del 2020, vinte dal candidato democratico e attuale presidente Joe Biden. 

La telefonata di Trump ai funzionari elettorali

“Dobbiamo combattere per il nostro paese, non possiamo lasciare che queste persone ce lo portino via”. Sono le parole pronunciate dall’ex presidente nel corso della telefonata con Monica Palmer e William Hartmann – i due membri repubblicani del Wayne County Board of Canvassers – il 17 novembre 2020. Firmando la dichiarazione ufficiale di voto avrebbero fatto una “figura terribile”. Almeno secondo Trump, che li convinse. Palmer e Hartmann quella notte non firmarono. Il giorno dopo tentarono senza successo di revocare il voto a favore della certificazione. Il Detroit News sottolinea che alla telefonata partecipò anche la presidente del Republican National Committee Ronna McDaniel. “Se riuscite a tornare a casa stasera, non firmate. … Vi troveremo degli avvocati”, avrebbe detto McDaniel ai due funzionari.

La difesa di Trump e la corsa verso le presidenziali

La replica di Trump non si è fatta attendere. “Era uno dei suoi doveri in quanto presidente”, la risposta dello staff del tycoon alle indiscrezioni. L’obiettivo dell’ex presidente restano le elezioni del 2024. Appena due giorni fa la Corte suprema del Colorado lo aveva escluso dal voto delle primarie repubblicane per la Casa Bianca per il coinvolgimento nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Un problema aggirabile col ricorso alla Corte suprema federale, dove Trump può contare su una maggioranza di giudici conservatori.

 

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