“La mia proposta è quella di creare una scuola superiore unica”. Carlo Cottarelli, economista, ex senatore, già presidente del Consiglio incaricato, non poteva essere più chiaro. Dalle pagine del settimanale L’Espresso ha lanciato una proposta provocatoria: rendere omogeneo il percorso scolastico superiore degli studenti italiani. Per assottigliare “il divario evidente tra istituti superiori di serie A e di serie B”, l’economista propone la creazione di un’unica scuola superiore, in cui alcune materie (come italiano o storia) sono obbligatorie per tutti; altre, invece, “vengono scelte dallo studente a seconda delle proprie attitudini”.
L’attenzione di Cottarelli, direttore del “Programma per l’Educazione nelle Scienze economiche e sociali” dell’Università Cattolica di Milano, è motivata anche da un fattore sociale: con una scuola superiore unica si andrebbe verso “una maggiore uguaglianza tra classi sociali, senza più scuole frequentate dalla borghesia e altre invece frequentate da tutti gli altri”. Non è la prima volta che Cottarelli si fa portavoce di questa proposta: già nel maggio 2023 lo aveva fatto con un post su X.
A non convincere l’ex senatore è anche l’istituzione di un nuovo liceo, quello definito del “made in Italy”. Il disegno di legge che contiene questa proposta è stato approvato alla Camera giovedì 7 novembre e sta per passare al Senato: al suo interno, al comma 13, si prevede proprio l’istituzione del nuovo liceo, il cui esordio è previsto per l’anno scolastico 2024-2025. L’obiettivo, come si legge nel testo, è quello di “promuovere le conoscenze, le abilità e le competenze connesse al made in Italy”. Un nuovo liceo, dunque, che si aggiunge alla lista delle numerosissime proposte tra le quali ogni studente, ogni anno, si trova a scegliere. Tre percorsi principali, licei, istituti tecnici e istituti professionali, oltre 30 indirizzi: un complesso scolastico multiforme, fatto di specializzazioni e iper-specializzazioni.
Una riforma è certamente necessaria. Infatti, il sistema scolastico italiano esce a testa bassa dai test internazionali. Analizzando gli ultimi dati raccolti dall’indagine Ocse-Pisa 2022 (Programme for International Student Assessment), la preparazione degli studenti italiani non rispecchia gli standard imposti a livello internazionale. Rispondendo a quesiti di matematica, lettura e scienze, l’Italia ottiene un punteggio medio in matematica in linea con la media dei paesi Ocse (421 contro 472 della media Ocse).
Molto evidenti le differenze di preparazione tra licei e istituti superiori: se nei primi il livello raggiunto è di 493 punti, quello degli istituti tecnici è di 450. Molto negativo il risultato raggiunto dagli istituti professionali, con 384 punti. Situazione diversa per il parametro “lettura”, dove l’Italia raggiunge 482 punti, superando i 476 della media Ocse. A preoccupare, però, è un risultato: l’Italia è stato il paese con le differenze di genere più marcate in matematica: i ragazzi raggiungono risultati di 21 punti più alti rispetto alle ragazze. Una distanza anche più elevata di quella dei paesi Ocse (9 punti).
I risultati, che confermano una tendenza negativa generalizzata, seguono la scia del precedente report che risale al 2018, dove in molti casi i dati erano già in diminuzione rispetto agli standard. Non tutte le colpe sono da imputare alla pandemia, da considerare solo uno degli elementi che ha peggiorato una situazione già in profonda crisi. Anche Stefania Pozio, esperta che ha collaborato alle indagini internazionali Ocse-Pisa, conferma a Lumsanews che “il Covid è stato sicuramente un fattore che ha rallentato tutti i paesi dell’area Ocse e non Ocse, ma nessuno può dire con certezza che il calo è da imputare esclusivamente alla pandemia”.
Riuscirebbe un liceo unico a colmare queste distanze? Secondo Maria Cinque, docente ordinario di Didattica e Pedagogia speciale all’Università Lumsa di Roma, quella di Cottarelli “è una proposta innovativa per l’istruzione superiore in Italia”. Si riuscirebbe, così, a evitare una disparità tra scuole, favorendo “la preparazione a un mondo globalizzato, per affrontare le sfide di un mondo sempre più interconnesso”. Sfide concrete, dunque, che adattate al contesto italiano fanno riferimento anche a un altro fattore: quello geografico. Quest’ultimo, infatti, rappresenta un discrimine importante, che nelle statistiche vede come favorito il Nord a discapito di Centro e Sud.
L’introduzione di un liceo unico imporrebbe certamente alcuni adattamenti: tra questi la necessità di ripensare l’edilizia scolastica, con la creazione di nuove strutture e l’utilizzo di aule e laboratori dove mettere in pratica le conoscenze acquisite. Non meno importante l’annoso problema della formazione dei docenti, le cui carriere sono spesso oggetto di riforme e adattamenti (si pensi a quanto è accaduto con i cosiddetti 24 crediti formativi, i cfu, ora trasformati in percorsi formativi da 30, 36 o addirittura 60 cfu).
Il parere più importante, però, potrebbe arrivare proprio dagli studenti, i veri protagonisti del presente, ma soprattutto del futuro.