ROMA – Il gup del processo Regeni ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni avvenuto al Cairo tra il gennaio e il febbraio del 2016. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 20 febbraio 2024 davanti alla Corte d’Assise della Capitale. Nei confronti degli imputati pendono le accuse di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. La Consulta, lo scorso settembre, ha dichiarato illegittimo l’articolo 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza dell’imputato per i delitti commessi mediante atti di tortura.
La Presidenza del Consiglio dei ministri sarà parte civile nel procedimento “in virtù dell’obbligo da parte dello Stato di tutelare l’integrità e la sicurezza dei propri cittadini”. L’esecutivo ha avanzato una richiesta di “condanna al risarcimento in via solidale” di due milioni di euro. “Il governo ha sempre cercato la verità”, ha commentato così il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Una svolta che potrebbe portare a far luce, così come richiesto dai familiari, su una vicenda che urla verità da quasi otto anni.