Una vittoria schiacciante quella ottenuta dal presidente del Venezuela Nicolàs Maduro nel referendum riguardo il futuro del territorio Esequibo della Guyana. Un successo del “sì” con una percentuale del 95,93% contro il 4,07% del “no”, a fronte di un’affluenza storica che ha superato i dieci milioni di voti. “Una nuova e potente tappa”, ha dichiarato Maduro dopo l’esito della votazione, che vede il popolo venezuelano come “il vero vincitore con l’esercizio pieno della sovranità che gli conferisce la Costituzione bolivariana”.
Tra i cinque quesiti accettati dall’esito del referendum, il più controverso era infatti il quinto, che chiedeva un appoggio alla proposta di rendere la Guyana Esequiba uno Stato da integrare alla Federazione venezuelana. La cosiddetta Zona en Reclamación, costituisce il 70% del territorio della Guyana. Il risultato del referendum “rafforza l’ambizione di sovranità sull’Esequibo”, ha fatto sapere Maduro, definendo poi come “sconfitti” il governo della Guyana, considerato un ostaggio degli Stati Uniti. A essere sconfitta, secondo Maduro, è anche la compagnia americana ExxonMobil che, da quando sono stati scoperti i pozzi di petrolio nella regione contesa, “ha sfruttato illegalmente le risorse della zona e si è intascata 22.000 milioni di dollari, mentre alla Guyana ne sono andati soltanto 3.000 milioni”.
Per Mohamed Irfaan Ali, il presidente della Guyana, la vittoria del “sì” nel referendum consultivo è vista con sospetto. “Non c’è nulla da temere nelle prossime ore, giorni e mesi”, ha affermato il presidente guyanese, aggiungendo poi che il paese è al lavoro per garantire che i “confini rimangano intatti”.