TEL AVIV – Due giorni in più. Per fermare le bombe, per permettere il rilascio degli ostaggi. A più di 50 giorni dall’inizio della guerra, Hamas e Israele hanno esteso fino a domani la tregua avviata venerdì 24 novembre e che sarebbe dovuta terminare ieri sera con il quarto scambio di prigionieri e ostaggi. Una proroga resa possibile grazie alla mediazione di Stati Uniti, Egitto e Qatar.
Lo scambio di ostaggi
Sono dieci, secondo la Cnn, i nomi sulla lista degli israeliani catturati che verranno rilasciati oggi da Hamas. Secondo Tal Heinrich, portavoce del governo israeliano, per ogni dieci persone liberate la tregua sarà estesa di un giorno in più con il rilascio anche di 60 detenuti palestinesi. Finora gli israeliani liberati da Hamas sono 69, di cui 50 israeliani e 19 di altra nazionalità. Sale invece l’apprensione per il destino di Kfir Bibas, un neonato israeliano di dieci mesi tenuto in ostaggio – non direttamente da Hamas ma da una delle fazioni armate di Gaza – insieme ai genitori e al fratello di quattro anni.
La mediazione
Gli Stati Uniti sono fiduciosi. Gli ostaggi americani “saranno liberati entro la fine della tregua”. A dirlo è un altro funzionario dell’amministrazione americana che ha sottolineato gli sforzi del presidente Joe Biden “continuamente al telefono con i principali leader della regione” per garantire il rilascio dei prigionieri americani.
A confermare le pressioni statunitensi è l’annuncio della visita di Antony Blinken, segretario di Stato americano, che questa settimana sarà in Israele e Cisgiordania per discutere “del diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto umanitario internazionale”, ma anche del rilascio degli ostaggi e di “un’accelerazione degli aiuti umanitari a Gaza”.
Proprio gli aiuti umanitari sono al centro delle preoccupazioni dell’Egitto. Stando al capo della Mezzaluna rossa del Nord Sinai, Khaled Zayed, Israele ha bloccato l’ingresso di 58 ambulanze provenienti da vari Paesi del mondo nella Striscia di Gaza. L’Egitto ha invece “intensificato” la fornitura di medicinali, cibo e acqua a Gaza attraverso il valico di Rafah. Azione resa possibile solo grazie alla tregua raggiunta in collaborazione con “i fratelli del Qatar”. E proprio il Qatar ha inviato una delegazione in Israele per discutere di possibili negoziati per la liberazione di altri ostaggi. Una seconda visita, dopo quella di sabato, resa nota dal quotidiano Hareetz e che lascia intendere quanto il Paese non intenda demordere nella mediazione del conflitto in Medio Oriente.