NEW YORK – Sono 739 milioni i bambini che nel mondo vivono in aree esposte a livelli alti di scarsità d’acqua. A lanciare l’allarme è il nuovo rapporto “The Climate Changed Child” dell’Unicef, pubblicato ieri, 13 novembre, dall’agenzia delle Nazioni Unite. I dati raccolti, che riguardano 1 bambino su 3, fanno riferimento a una cifra che potrebbe continuare a crescere, anche a causa dei cambiamenti climatici che rendono questa situazione sempre più preoccupante.
Il rapporto pubblicato in vista della Cop28
“The Climate Changed Child” arriva in vista del Summit sul cambiamento climatico della Cop28, che si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 a Dubai. Il testo, supplemento all’Indice di rischio climatico per l’infanzia dell’Unicef, fornisce un’analisi degli impatti dei tre livelli di sicurezza idrica a livello globale, quali scarsità d’acqua, vulnerabilità idrica e stress idrico. Nel dettaglio, lo stress idrico è definito come “rapporto tra la domanda totale di acqua e le scorte rinnovabili disponibili di acqua superficiale e sotterranea”.
Tra le zone più colpite Nord Africa e Asia meridionale
Il rapporto delinea anche altri modi in cui i bambini subiscono l’impatto della crisi climatica. Tra questi ci sono malattie, inquinamento atmosferico ed eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità. Secondo quanto emerge dal rapporto, la maggior parte dei bambini esposti al rischio siccità vive tra Medio Oriente, Nord Africa e Asia meridionale. Nel 2022 già 436 milioni di bambini vivevano in aree con valori molto alti di vulnerabilità idrica. Fra i paesi più colpiti ci sono Niger, Giordania, Burkina Faso, Yemen, Ciad e Namibia.
Russell: “necessario mettere bambini al centro di un’azione globale per il clima”
“Le conseguenze del cambiamento climatico sono devastanti per i bambini”, ha dichiarato Catherine Russell, direttrice generale dell’Unicef. “I loro corpi e le loro menti sono particolarmente vulnerabili all’aria inquinata, alla scarsa nutrizione e al caldo estremo. I bambini e i giovani hanno sempre chiesto con insistenza di far sentire la loro voce sulla crisi climatica, ma non hanno quasi nessun ruolo sostanziale nelle politiche climatiche e nel processo decisionale. È nostra responsabilità collettiva mettere ogni bambino al centro di un’azione globale urgente per il clima”, ha concluso Russell.