BRUXELLES – Passi in avanti sui negoziati per la riforma del Patto di stabilità europeo. C’è ottimismo in Europa sulla possibilità di concludere entro la fine del 2023 la trattativa approvando le nuove regole fiscali in Consiglio Ue. La Germania, che sino ad ora aveva bloccato le contrattazioni, ieri, 9 novembre, alla riunione dell’Ecofin a Bruxelles si è dimostrata propositiva. I tedeschi sono consapevoli che un ritorno alle vecchie regole non conviene a nessuno, specialmente a chi, come Berlino, è in recessione. Tuttavia, sebbene la Germania e la Francia ora si mostrano disposte a riscrivere le regole fiscali, dall’Italia malumori sul deficit.
I dubbi dell’Italia
La trattativa è ancora aperta. Secondo fonti del Ministero dell’Economia e delle Finanze fissare un obiettivo sul disavanzo con un ulteriore margine sotto al 3% del Pil sarebbe fortemente penalizzante. La Germania chiede di ridurre la soglia al 2% e considera il punto imprescindibile per arrivare a un accordo. Mentre si attende il giudizio di Fitch sull’Italia, secondo Roma sarebbe più semplice tornare al vecchio Patto, dunque alle vecchie regole fiscali sospese a inizio pandemia.
Un Ecofin straordinario per raggiungere un compromesso
La ministra spagnola dell’Economia e dell’Impresa, Nadia Calviño, che ha la presidenza di turno dell’Ue, ha annunciato che sarà necessario un Ecofin straordinario a fine mese, presumibilmente il 23 novembre, per poter prendere una decisione entro dicembre 2023. Un compromesso per quella data permetterebbe, infatti, l’approvazione finale del Parlamento europeo, prima della pausa legislativa.
Il Consiglio Ecofin sul bilancio Ue 2024
Al Consiglio Ecofin, che si tiene oggi a Bruxelles, partono le negoziazioni per le previsioni del bilancio comunitario per il prossimo anno. Gli stati membri sono ancora molto lontani da un accordo sulla revisione del quadro finanziario pluriennale (Mff). La proposta della Commissione sulla revisione del Mff prevede l’esborso di 50 miliardi per l’assistenza macroeconomica all’Ucraina, di 12,5 miliardi (più 2,5 da riallocare dalle risorse già disponibili) per la migrazione e il vicinato e di 10 miliardi per la messa in sicurezza delle infrastrutture tecnologiche critiche.