Un nulla di fatto nel vertice informale Ue di ieri. Le differenze di vedute tra gli stati membri (particolarmente significativa la rottura dell’asse francotedesco) determinano una situazione di stallo decisionale. Ognuno è ancorato ai suoi cavalli di battaglia e non vuole metterli in discussione.
Unanime la posizione sulla questione del rafforzamento dei poteri della BCE e sul potenziamento degli investimenti della BEI con un capitale aggiuntivo stimato attorno ai dieci miliardi di dollari.
Altro tema discusso è il possibile scorporamento degli investimenti produttivi dal deficit, cavallo di battaglia del premier Mario Monti, inoltre si vorrebbe concedere all’ESM , una licenza bancaria in modo da poter accedere in modo illimitato ai fondi BCE. Per entrambe le ipotesi vi è la netta opposizione della Germania che teme un indebolimento della disciplina fiscale mediante questi interventi.
Niente titoli di stato europei. Netta ostilità tedesca anche per quanto riguardo la creazione degli Eurobond, che permetterebbero ai paesi più penalizzati dal mercato come Spagna e Italia di avere un sistema di garanzie europeo sui depositi bancari.
Ottime chance di approvazione vi sono per i project bond, prestiti obbligazionari per finanziare progetti infrastrutturali. Un accordo di massima tra Parlamento e Consiglio Ue è già posto in essere. Bruxelles si aspetta di mobilitare in un anno e mezzo investimenti di circa 4 miliardi e mezzo per progetti transnazionali su trasporti, energia e banda larga.
Il presidente Holland ha proposto l’utilizzo di fondi strutturali per il rilancio dell’economia greca. La proposta riscuote un certo consenso nonostante il timore per lo spreco dei fondi, in passato già avvenuto mediante le famose “Eurotruffe”.
Il destino della Grecia. Queste sono le proposte per il rilancio dell’economia europea, che si scontrano con degli equilibri precari tra stati e la paura di un possibile tradimento della Golden Rule.
La Francia ha proposto una tassazione sulle rendite finanziarie che secondo Holland, potrebbe essere un’occasione per generare risorse utili per gli investimenti.
Tutti i paesi hanno confermato che voglionola Grecianell’Eurozona, ma vi sono stati segnali, in particolar modo dal Ministro delle Finanze belga Steven Vanackere, che dei piani d’emergenza in caso di uscita dall’Euro, sono già in atto.
Il destino greco è ancorato a questo groviglio di idee.
Alessio Perigli