ROMA – Dopo la decisione del giudice Robert Peel di staccare i macchinari che tengono in vita la piccola Indi Gregory, è stato prorogato di due ore (le 16 ora locale) il termine per l’interruzione dei supporti vitali che inizialmente era previsto per le 14. Un nuovo spiraglio, comunicato dai legali della famiglia Gregory, che nel frattempo potranno proseguire la loro battaglia, facendo ricorso contro la sentenza dell’Alta Corte di Londra. La bambina inglese di otto mesi è affetta da una malattia mitocondriale che medici e giudici britannici considerano incurabile. La patologia provoca gravissimi danni a cervello, fegato, cuore e muscoli. Nei giorni scorsi l’ospedale Bambin Gesù di Roma si era offerto di accogliere la bimba dopo la concessione della cittadinanza italiana da parte del governo Meloni.
“Pensiamo che sia nel miglior interesse di Indi venire in Italia per ricevere le cure che potrebbero aiutarla a respirare – ha detto il padre della piccola, Dean Gregory, in un video trasmesso da La7 in cui ringrazia l’Italia per il suo impegno -. Sappiamo che Indi è una combattente, lei vuole vivere, e non merita di morire”. Dean Gregory ha poi ricordato l’impegno per i ricorsi e la battaglia legale: “Il National Health system sta cercando di impedirci di andare in Italia, i nostri avvocati stanno lavorando duramente e hanno presentato una richiesta urgente perché faremo ricorso in appello”.
Il messaggio per la vita della Cei
A richiamare alla mente il caso è stata oggi la Conferenza Episcopale Italiana che, in un messaggio per la Giornata per la Vita che sarà celebrata il 4 febbraio 2024, ha ricordato il valore della vita e ha evidenziato come oggi ci siano “troppe vite negate”. “La vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta – si legge nel messaggio – lesinando i supporti medici e arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata”.
Il conflitto di giurisdizione tra Regno Unito e Italia
Tra Regno Unito e Italia c’è un conflitto di giurisdizione sulla vicenda Indi Gregory. In Inghilterra vige l’interesse del paziente: la bambina è giudicata incurabile e terminale e ogni sforzo di tenerla in vita è considerato come un’ulteriore sofferenza per Indi. I servizi di assistenza alle persone terminali si effettuano solitamente in strutture ospedaliere. In Italia invece la legge 219 del 2017 prevede che nei casi di pazienti incurabili il medico non deve essere ostinato nella somministrazione delle cure e il diritto in caso di rifiuto di un trattamento sanitario, alle cure palliative.