WASHINGTON – Due nemici da combattere: Hamas e Putin. È contro di loro che, giovedì 19 ottobre, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è scagliato nel corso di un messaggio alla nazione. Durante i quindici minuti di intervento, Biden ha lanciato il suo appello agli americani e al Congresso: garantire un “sostegno senza precedenti” a Israele e all’Ucraina perché – ha detto – dai “loro successi dipende la sicurezza nazionale dell’America”.
Il discorso dallo Studio Ovale arriva alla vigilia di una richiesta pesante per il Congresso, con l’obiettivo di approvare l’invio di 100 miliardi di dollari in aiuti militari e umanitari sia per il fronte ucraino che per quello israeliano.
Biden ha ricordato che, come accaduto durante la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti stanno costruendo un “arsenale della democrazia” per debellare Hamas e Putin che “rappresentano minacce diverse ma hanno una cosa in comune: vogliono annientare le democrazie”. Tornato a Washington dopo la visita lampo in Israele, il capo della Casa Bianca ha sottolineato quanto garantire il sostegno ai due Paesi rappresenti un motivo di interesse cruciale per la “stabilità globale”.
L’impegno dell’Italia
Sabato 21 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni parteciperà in Egitto al vertice internazionale per la pace organizzato al Cairo dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, sul conflitto in Medio Oriente. Nei giorni scorsi aveva ricevuto l’invito da parte del presidente egiziano, ma nessuna conferma ancora era giunta. Oggi invece, venerdì 20 ottobre, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani è atterrato in Tunisia. Il motivo della visita è quello di instaurare un confronto con “i nostri partner nella regione per scongiurare la destabilizzazione dell’intero Medio Oriente”, ha detto. “L’Italia è fortemente impegnata per convincere tutte le parti in causa a raggiungere la pace”, ha poi aggiunto. Si lavora a una soluzione diplomatica al conflitto innescato dall’ “aggressione barbara di Hamas” con l’obiettivo primario di sbloccare il corridoio umanitario di Rafah per consentire non solo l’arrivo di aiuti umanitari nella regione ma anche l’evacuazione dei civili della zona tra cui “anche i 12-15 italiani” presenti nella Striscia di Gaza.