ROMA – “Acciaierie d’Italia, operazione verità”, “meglio una lotta disperata che una disperazione senza lotta”, e ancora “basta cassa integrazione”. Lo stato d’animo dei lavoratori dell’ex Ilva è tutto racchiuso negli striscioni mostrati al corteo partito questa mattina a Roma per la manifestazione dei sindacati di base Fim, Fiom e Uilm.
Alle prime ore del mattino alcuni dei lavoratori, oggi in sciopero in tutti gli stabilimenti, hanno bloccato l’autostrada Roma-Napoli in segno di protesta. Per 15 minuti le automobili sono rimaste ferme nel tratto tra Monteporzio Catone e Torrenova in direzione del Grande raccordo anulare di Roma, creando code di 2 km.
Per i sindacati i problemi dell’ex Ilva non possono più aspettare. Nei giorni scorsi Franco Bernabè, il presidente del Cda di Acciaierie d’Italia, ascoltato in commissione Attività produttive della Camera aveva messo in luce alcuni problemi “imminenti” per l’azienda. In primis la mancanza di fondi per il gas, pari a circa 100 milioni di caparra da dare ai fornitori. Cifra di cui la società non dispone. Non solo. A far discutere anche la decisione da parte del ministro Fitto di trovare un punto di incontro con l’Arcelor Mittal, società privata che detiene il 62% delle quote di Acciaierie d’Italia. I lavoratori vorrebbero infatti vedere lo stato “terminare le trattative con soggetti privati” interessati solo a “speculare sulle vite” dei dipendenti, e assumersi la gestione di maggioranza dell’azienda per rilanciare il comparto siderurgico. Altro nodo cruciale riguarda il piano di decarbonizzazione, su cui l’Ex Ilva è ferma da “un anno e mezzo perché non ci sono soldi”. La mancanza di risorse si riflette direttamente sui dipendenti, con 3000 in cassa integrazione solo nella sede di Taranto.
I segretari generali delle sigle sono quindi stati convocati a Palazzo Chigi per discutere del futuro dell’ex Ilva, dopo aver chiesto un incontro diretto con il governo per arrivare a una soluzione condivisa per il rilancio della società.