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HomeEsteri Biden in Israele vede Netanyahu
“Hamas è peggio dell’Isis”

Biden vede Netanyahu
"Hamas non rappresenta
il popolo palestinese"

"Le responsabilità della strage

dell'ospedale non sono di Israele"

di Alberto Alessi18 Ottobre 2023
18 Ottobre 2023

Il presidente americano Biden abbraccia il premier israeliano Netanyahu / Foto Ansa

TEL AVIV – È con l’abbraccio del premier israeliano Benjamin Netanyahu che inizia la visita lampo di Joe Biden in Israele. Una visita “commovente, in tempo di guerra”, quella del presidente statunitense che, subito dopo l’atterraggio a Tel Aviv, ha partecipato alla riunione del Gabinetto di guerra dello stato ebraico, insieme a Netanyahu. Saltato invece il vertice ad Amman, in Giordania: Biden avrebbe dovuto incontrare il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen (che ha indetto tre giorni di lutto nazionale per il massacro dell’ospedale al-Ahli Arab), il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi e il re giordano Abd Allah II. 

La posizione di Joe Biden sul conflitto in Israele

Hamas “ha compiuto orrori che al paragone quelli dell’Isis appaiono più ragionevoli, l’America è in lutto con voi. Dobbiamo tener presente che Hamas non rappresenta tutto il popolo palestinese, che ha sempre portato sofferenza”, ha dichiarato Biden durante la conferenza stampa insieme a Netanyahu. Sull’esplosione dell’ospedale al-Ahli, dove hanno perso la vita almeno 500 persone, Biden sostiene che “sia stata compiuta dall’altra parte”, sostenendo la teoria dell’esercito israeliano per cui l’esplosione sia stata causata dal malfunzionamento di un missile di Hamas. Il premier israeliano ha poi ringraziato Biden per il suo sostegno quotidiano e per la sua visita, la prima di un presidente americano in tempo di guerra, definendola “Un chiaro messaggio ai nostri nemici”. Netanyahu ha poi sottolineato che “Come il mondo si è unito per sconfiggere il nazismo, dobbiamo essere uniti per sconfiggere Hamas”.

La missione diplomatica di Olaf Scholz in Egitto

La visita di Joe Biden in Israele non è isolata. Martedì 17 ottobre, il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è recato in visita a Tel Aviv, per poi recarsi il giorno dopo in Egitto per incontrare il presidente Al-Sisi. Scholz ha dichiarato di essere atterrato al Cairo per lavorare “affinché ci sia un accesso umanitario a Gaza, il prima possibile”. Dal canto suo, Al-Sisi ha affermato, come riportato su X da al-Arabiya, che “L’idea di trasferire i palestinesi nel Sinai significa trascinare l’Egitto in una guerra con Israele”, alludendo al fatto che “La continuazione delle attuali operazioni a Gaza potrebbero andare fuori controllo e minacciare un’espansione del conflitto”. Intanto lo sforzo diplomatico potrebbe ampliarsi anche grazie al premier britannico Rishi Sunak, che potrebbe recarsi in Israele già giovedì 19 ottobre.

Il cordoglio e la condanna internazionale

Mentre la mediazione internazionale procede, diversi capi di stato hanno affermato il proprio cordoglio per la strage dell’ospedale al-Ahli. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è detta “profondamente addolorata da ciò che accaduto. L’Italia esprime il suo profondo cordoglio per le vittime”. Papa Francesco, alla fine dell’udienza generale, ha poi dedicato un “pensiero in Palestina, in Israele: si faccia tutto il possibile per evitare una catastrofe umanitaria”. A preoccupare il Pontefice anche il possibile allargamento del conflitto: “Tacciano le armi, si ascolti il grido di pace della gente. La guerra semina solo morte e distruzione”. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto “un immediato cessate il fuoco per scopi umanitari” a Gaza. Ha poi definito le misure di blocco di elettricità, acqua e carburante applicate da Israele su Gaza una “punizione collettiva del popolo palestinese”. Anche il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha definito “una catastrofe” quella dell’ospedale al-Ahli, dichiarando “che bisogna mettere fine al conflitto in Medio Oriente”.       

  

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