EREVAN – La repubblica separatista armena del Nagorno-Karabakh nota come Artsakh destituirà tutte le sue istituzioni a partire dal primo gennaio del 2024. È quanto prevede il decreto emanato dal leader dell’enclave oggi, giovedì 28 settembre. Cesserà così di esistere lo stato fondato il 6 gennaio 1992 e non riconosciuto dall’Onu, a seguito dell’armistizio firmato con l’Azerbaigian.
Il cessate il fuoco, mediato dalla Russia, ha comportato l’esodo di oltre 65mila cittadini armeni, la metà dei 120 mila che abitavano sul territorio.
Secondo il premier armeno Nikol Pashinyan la fuga dei profughi della regione del Nagorno-Karabakh è “un atto di pulizia etnica”, compiuto dall’esercito di Baku che negli ultimi giorni sta lentamente assumendo il controllo della regione.
Un tribunale azero, inoltre, ha ordinato l’arresto dell’ex premier di Artsakh, Ruben Vardanyan, accusandolo di aver finanziato il terrorismo, creato gruppi armati illegali e aver attraversato illegalmente il confine azero. La pena che potrebbe essergli riservata arriva fino a 14 anni. Intanto, si è consegnato alle forze dell’ordine azere l’ex ministro degli Esteri della repubblica separatista, David Babayan.