ROMA – Finisce lo stallo per il processo sull’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano di ritrovato ad Alessandria, in Egitto, il 3 febbraio 2016. Mercoledì la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo del codice di procedura penale che impediva il processo agli 007 egiziani.
Sono Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abedal Sharif i quattro imputati appartenenti ai servizi segreti egiziani dimostratisi fin dall’inizio irreperibili. Un elemento che lo scorso aprile aveva portato la Corte d’assise di Roma ad uno stop del processo. In quella sede l’avvocatura dello stato aveva detto che le autorità egiziane non stavano collaborando con quelle italiane e, di fatto, stavano impedendo che si rintracciassero gli imputati.
La decisione della Corte Costituzionale
Da qui la scelta del Gup di sollevare una questione di legittimità in relazione alla celebrazione del processo per il sequestro e l’omicidio del ricercatore e la decisione della Consulta. I giudici costituzionali hanno infatti dichiarato illegittimo l’articolo 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura. Si potrà dunque procedere anche in loro assenza. Tuttavia, la sentenza e le sue motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane.
Le reazioni
La notizia è stata accolta con “grande soddisfazione” dal procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, ma anche dalla famiglia Regeni. “Avevamo ragione noi – ha fatto sapere attraverso il loro avvocato Alessandra Ballerini – Ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell’ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti». Esultanza anche da parte del mondo politico, accogliendo la decisione della Consulta come atto coraggioso che ridà fiducia. Si chiede che si vada fino in fondo, per Bonelli “facendo costituire il Governo come parte civile”.