Approvare finalmente la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità in cambio di un nuovo sforamento del deficit. Sembrerebbe questa la strategia del governo Meloni, che verrà fuori nel Consiglio dei ministri di mercoledì 27 settembre 2023 in vista del presunto via libera alla Nota di aggiornamento del Def (Nadef).
Da quanto emerge dalle previsioni, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrebbe già messo la firma sui dati dedicati al Pil. Nell’anno corrente dovrebbe attestarsi al +0,8%, in leggera flessione rispetto al +0,9% tendenziale ipotizzato. Per quanto riguarda il 2024, invece, le stime dovrebbero indicare un +1%. Un netto ribasso rispetto alle previsioni di cinque mesi fa, in cui il Def si era lasciato andare ad un valore più ottimistico del +1,4%.
La base di partenza della prossima manovra di bilancio si basa sul verdetto dell’Eurostat sul Superbonus, arrivato nella tarda mattinata di ieri. “I crediti fiscali relativi a quest’anno – riporta l’Ufficio dell’Ue – saranno classificati come pagabili nel 2023”. Ciò significa che l’impatto sul deficit dei bonus attivati nel 2023 non avrà alcun peso sul 2024.
Più spesa in deficit, dunque, fino a 12 miliardi, con un indebitamento che potrebbe aumentare verso il 6%. Ma è in base alle attese sul deficit che si capirà la dimensione che assumerà la Legge di bilancio. I dati di aprile stimano un deficit tendenziale al 3,5% e uno programmatico del 3,7%. L’orientamento di via XX Settembre è di alzare fino al 4,3% il deficit programmatico, sulla base di uno tendenziale che dovrebbe invece aggirarsi tra il 3,7% e il 3,9%. Ciò aprirebbe uno spazio di circa 0,4 punti percentuali, che si tradurrebbero in risorse per circa 8-10 miliardi, da destinare al taglio del cuneo fiscale.
