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HomeEconomia Riforma fiscale: il taglio del cuneo esclude i più poveri

Riforma fiscale, il taglio
del cuneo favorirà
i redditi medio-bassi

Il viceministro Leo invita alla prudenza

Ma le coperture sono problema aperto

di Alberto Alessi22 Settembre 2023
22 Settembre 2023

Maurizio Leo, Viceministro dell'Economia e delle Finanze | Foto Ansa

ROMA – È iniziato il toto-ipotesi sulle misure contenute nella prossima riforma fiscale, in vista dell’approvazione della Nota di aggiornamento al Def dei prossimi giorni. In primo piano il taglio del cuneo fiscale, che, sorprendentemente, favorirà la classe di reddito medio-bassa, e non chi rientra nel primo scaglione Irpef, fino ai 15mila euro annui lordi. Una sorpresa inaspettata per gli italiani che ricadono sotto quella fascia di reddito. Ma ancora non si può esserne certi, e secondo il viceministro dell’Economia con delega al Fisco, Maurizio Leo “un quadro chiaro lo avremo il 27 settembre”, approdo definitivo della Nadef.

Il problema delle coperture della riforma fiscale

In attesa della prossima settimana, comunque, sembra chiaro che lo scaglione privilegiato di reddito sarà quello che va dai 15mila ai 28mila euro. O così sembrano indicare le previsioni. L’idea è sempre quella di “Costruire un meccanismo Irpef a tre aliquote”. Ma il costo dietro l’operazione ammonta a quattro miliardi, che aggiunti ai dieci miliardi necessari per il taglio del cuneo fiscale ammontano a una cifra monstre di 14 miliardi. Che il Mef deve trovare, in qualche modo. Soprattutto se il governo punta a tutelare i consumatori con alcune misure mirate, come il bonus benzina e il bonus bollette, già sul tavolo del Consiglio dei ministri per lunedì 25 settembre. Note di spesa non indifferenti.

I tassi, gli extraprofitti, l’azzardo: i dossier in gioco

“La nostra preoccupazione”, ha continuato Leo, “è legata ai conti pubblici. A causa dell’aumento dei tassi d’interesse, l’Italia avrà un’ulteriore spesa”. Un clima decisamente non roseo dettato proprio dalla misura anti-inflazione della Bce, che non rende certo facile trovare le coperture, per il ministero di via Venti Settembre, che punta a nuove imposte sul gioco d’azzardo e sugli extraprofitti. Nelle stanze del Mef si ragiona su un’ulteriore tassa sulle vincite dei giochi, oltre alla già nota tassa sugli extraprofitti bancari: una mossa che garantirebbe un’entrata fino a tre miliardi, ma che crea frizioni tra le diverse componenti di governo. In particolare Lega, che spinge sul tassare gli istituti di credito, e Forza Italia, che invece sollecita a fare un passo indietro.

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