Il volto massacrato sotto quel ciuffo nero di capelli lisci da “emo”. Lite fra adolescenti appartenenti a due culture giovanili diverse, il pestaggio è avvenuto nell’estate del 2009 in pieno centro a Roma, di fronte alle chiese gemelle di piazza del Popolo. Un diciannovenne, appartenente al gruppo dei “truzzi”, picchiò il quindicenne dell’opposta “tribù” con un tirapugni di acciaio. Ora è arrivata la condanna per il giovane aggressore, che durante l’intero svolgimento del processo non ha mai ammesso la sua colpevolezza: 4 anni di reclusione per lesioni aggravate dai futili motivi e dall’uso delle armi e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, come richiesto dall’accusa.
Provocazioni finite male. E’ un tardo pomeriggio di fine agosto, alcuni gruppi di giovani fanno la spola tra via del Corso e piazza del Popolo e l’incontro tra di loro si tramuta in uno scontro. “Ma sei maschio o femmina?”, una ragazza del gruppo dei “truzzi” provoca uno degli “emo”.
Il quindicenne difende l’amico, le risponde di lasciarli stare e la situazione degenera: il diciannovenne ora agli arresti trascina allora il giovane della “tribù” rivale qualche metro più in là e lo picchia con un tirapugni. Lasciato a terra con il volto coperto di sangue, l’adolescente sarà trasportato all’ospedale pediatrico Bambino Gesù e subirà più di un intervento per ricostruire le fratture multiple agli zigomi e alla mascella. L’aggressore è stato poi rintracciato dalla stessa vittima, tramite Facebook, dopo alcuni mesi.
“Emo” e “truzzi”. Questione di stile, di atteggiamenti, di gusti musicali e qui ci dovremmo fermare. Perché la contrapposizione tra i cosiddetti “emo” (abbreviazione dell’aggettivo inglese “emotional”) e i “truzzi”, quelli che a Roma sono anche definiti “coatti”, è solo la conseguenza di due look diversi, cui i giovani di oggi fanno riferimento in cerca d’identità o per spirito di appartenenza alla comitiva. Mentre gli emo si vestono di nero, con pantaloni attillati e capelli scuri lisci che coprono il volto ed ascoltano una musica punk rock melodica (una sorta di versione ingentilita e sentimentale dei più conosciuti metallari), i truzzi scelgono i colori accesi e i vestiti griffati, i capelli rasati e il cappellino da baseball, e sentono per lo più musica house.
Ma, a ben guardare, ciò che hanno in comune questi due gruppi di subcultura giovanile è molto più di quello che emerge dagli atteggiamenti esteriori contrapposti: la cura nel dettaglio del proprio abbigliamento, la voglia di sentirsi parte di una comunità e di sfilare per le vie del centro, fieri del proprio look. E, possibilmente, senza la paura di essere aggrediti a suon di pugni.
Giulia Di Stefano
Galeotto fu il look: condannato a 4 anni il “truzzo” che aggredì l’ “emo” in piazza del Popolo
11 Luglio 201352