ROMA – C’è un via vai continuo di turisti e residenti, ma al bordo delle strade si percepisce solo abbandono e degrado, tra senza tetto che gravitano nella zona e microcriminalità . Siamo nel centro di Roma, nella zona di Castro Pretorio e del rione Esquilino, a pochi passi dalla stazione Termini. Qui la situazione è diventata insostenibile. “Siamo abbandonati da tutti, qui sembra la terra di nessuno, non percepiamo un cambio di strategia da parte delle autorità”, ripetono gli abitanti.
Un luogo che negli ultimi anni è diventato un polo di aggregazione per i senza tetto, aumentando, così, la preoccupazione dei residenti, che non vedono azioni concrete da parte delle autorità. “C’è stato un grande incremento durante e dopo il Covid. Prima c’erano delle decine di senza tetto, ora si sta parlando di molte centinaia di soggetti”, ha spiegato a Lumsanews Marco Massaro, presidente dell’Associazione Residenti Castro Pretorio.
Il 4 settembre c’è stata la terza cabina di regia, nella quale si sono riuniti i membri dell’Associazione Residenti Castro Pretorio, i Comitati rinascita Esquilino, Parco delle Finanze e Albergatori Romani. Lo scopo era quello di trovare possibili soluzioni al fenomeno.
Durante l’incontro è stata proposta la costruzione di una tensostruttura in Piazza dei Cinquecento; un abitacolo permanente nel cuore della Capitale per accogliere le persone più fragili che, altrimenti, si troverebbero in strada. Ma questa soluzione ha creato malcontento tra i residenti. I più temono un incremento di senza fissa dimora nel quartiere. La tensostruttura, infatti, non sarebbe l’unico luogo di accoglienza; nell’arco di 1 km, tra Castro Pretorio e Esquilino, ci sono ben tre centri: la mensa della Caritas, quella di Colle Oppio e Binario 95. “Una soluzione impensabile che aumenterebbe il tasso di degrado del quartiere e non favorirebbe un’accoglienza adeguata”, anche secondo Massaro.
I residenti, allora, rivendicano il concetto di “solidarietà tra quartieri”; insomma, un equo ricollocamento dei senza fissa dimora nelle varie zone della città. Il problema non può essere gestito da un solo municipio, ma da un’azione congiunta di tutti i quartieri. Le associazioni hanno proposto, così, l’utilizzo delle molte strutture abbandonate della Capitale, dalle caserme ai vecchi depositi, che potrebbero essere riconvertiti in luoghi di accoglienza. “A livello urbanistico si potrebbe pensare di rigenerare queste strutture per progetti sociali di reinserimento dei soggetti fragili”, propone Massaro. In quel caso, secondo i residenti, si andrebbe a risolvere il problema attivamente, non solo con la distribuzione ma anche con l’accoglienza.
Furti e aggressioni sono all’ordine del giorno soprattutto a piazza Indipendenza, centro del quartiere e luogo di raccordo tra la zona est ed ovest della Capitale. “È solo uno spartitraffico adibito ad un enorme bivacco e discarica di rifiuti di tutti i tipi. Ferrovie dello Stato sta lavorando per ristrutturare piazza dei Cinquecento, il Comune di Roma per ristrutturare piazza della Repubblica, mentre piazza Indipendenza non può restare com’è, sta raccogliendo tutto il degrado della Capitale”, lamenta Massaro, facendosi portavoce dei cittadini.
I lavori in vista del Giubileo 2025 stanno riqualificando le zone di facile accesso per i turisti nella zona centrale, tralasciando tutti i quartieri limitrofi. Insomma, ci sono zone di serie A e di serie B che non rientrano nei progetti di riqualifica ambientale della città. I residenti dei quartieri coinvolti attendono il verdetto della quarta cabina di regia; ma, soprattutto, attendono risposte concrete da parte del Comune, risposte che tardano ad arrivare.