Masao Yoshida non ce l’ha fatta. L’ex direttore della centrale nucleare di Fukushima è morto a 58 anni per un cancro all’esofago. Yoshida faceva parte dei 50 tecnici rimasti all’interno della centrale giapponese, dopo il sisma e il conseguente tsunami del marzo 2011, per limitare i danni al reattore e impedire fuoriuscite radioattive. La notizia è stata comunicata dalla Tepco, società che gestiva la centrale e sulla quale stanno piovendo numerose critiche: uno dei compiti di quella squadra, infatti, era evitare di spegnere i reattori tramite l’acqua del mare, perché questo li avrebbe irrimediabilmente danneggiati. Ordine non eseguito da Yoshida per accelerare la messa in sicurezza dell’impianto. Nel dicembre 2011 con la scoperta della malattia, si dimise dalla carica e lasciò la compagnia. In questi due anni era stato sottoposto a due operazioni, una per ridurre il tumore e un’altra, a luglio 2012, inseguito a un’emorragia cerebrale.
Dubbi sulle conseguenze da radiottività. Yoshida e i 49 tecnici sono stati definiti eroi, poiché con la prolungata esposizione alle radiazioni, si ipotizzava sarebbero stati oggetto di malattie mortali. Per questo in molti non si sono stupiti all’annuncio del cancro all’esofago che ha colpito l’ex direttore della centrale ma, secondo i dirigenti della Tepco, che presentano dati scientifici a supporto delle loro affermazioni, è difficile che i due eventi siano collegati poiché di norma passano tra i cinque e i dieci anni prima che emergano simili patologie in seguito a disastri di questo tipo. I dubbi permangono e, in parte, sono alimentati dalla malattia del presentatore tv Otzuka Norizaku, affetto da leucemia, che nei giorni dell’emergenza di Fukushima mangiò in diretta televisiva delle verdure provenienti da quella zona.
Intanto, mentre si continua a discutere sulle conseguenze di quei momenti drammatici, arriva la notizia che entro la fine dell’anno, alcuni reattori della centrale di Fukushima torneranno operativi.
Domenico Cavazzino