ROMA – La strage di Ustica, dopo 40 anni, continua a dividere l’opinione pubblica e la politica. Le recenti dichiarazioni di Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio, rilasciate in un’intervista dello scorso 2 settembre a la Repubblica, hanno riacceso un dibattito mai del tutto sopito.
L’aereo Dc9 dell’Itavia, precipitato il 27 giugno del 1980 vicino a Ustica, secondo Amato, sarebbe stato abbattuto da un missile francese, durante una missione per uccidere l’allora capo di Stato libico Mu’ammar Gheddafi. Amato, inoltre, ha sottolineato le difficolta incontrate dagli inquirenti nel superare quel “muro di gomma” fatto di depistaggi e insabbiamenti.
Un muro che oggi viene riconosciuto parzialmente anche dall’ex pm Giovanni Salvi, intervistato dal Corriere della Sera: “Ѐ stata una delle ipotesi maggiormente esaminate per via della presenza di aerei francesi, ma credo che le prove della effettiva esplosione di un missile siano ancora non certe”, ha detto il pm. La collaborazione della Francia fu “piuttosto faticosa – ricorda Salvi – e senza alcun sorriso sulle labbra. Ma alla fine le risposte alle rogatorie sono arrivate”.
“Le posizioni di Amato e di Cossiga” su Ustica “sono note da molti anni. Infatti non capisco lo scalpore generato dall’ intervista”, afferma, invece, alla Stampa, Giorgio La Malfa, ex segretario del Partito Repubblicano Italiano, il quale si dice più che altro “colpito” dalla “tempistica. Non capisco perché tirare fuori la questione in questo momento”.
A oggi, comunque, secondo Repubblica, sono 32 i documenti dei servizi segreti italiani acquisiti dalla Procura di Roma nell’ambito delle indagini sulla strage di Ustica, una volta coperti dal segreto di Stato. Documenti, che sono stati desecretati con direttiva dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Si tratta di 132 fogli da cui emerge solo un fatto, che i terroristi internazionali nel 1980 non hanno effettuato attentati nel territorio italiano e non hanno colpito alcuna struttura italiana.