La sezione orizzonti della 80esima Mostra del Cinema di Venezia ci regala una vera perla: Tatami, una storia commuovente che parla di una judoka iraniana Leila (Arienne Mandi ), costretta a scegliere durante I campionati mondiali di judo tra il seguire il volere della repubblica islamica, che le chiedeva di abbandonare I giochi per motivi politici o continuare a gareggiare mettendo a rischio se stessa e la propria famiglia. Lo spettatore già dalle primissime battute è scaraventato in questa differente realtà, dove gli atleti iraniani o perdono la vita in nome della libertà o l’opportunità della vita.
Che scelta fare? Che strada intraprendere? Questo è quello che si domanderà la protagonista per tutta la durata del film, dove le continue minacce della repubblica islamica e il non appoggio della sua allenatrice (Zar Amir Ebrahimi), la faranno vacillare, ma il sacrificio e il duro lavoro fatto per disputare un mondiale e soprattutto la voglia di essere libera, libera di scegliere cosa indossare, libera di continuare a combattere le faranno dire io non mollo, io punto all’oro.
Questo film ci riporta alla mente i vari soprusi dello Stato iraniano nei confronti della popolazione femminile del Paese. Come non dimenticare quello che è successo lo scorso anno alla 22enne Masha Amini, uccisa dalla polizia religiosa perché non portava correttamente il velo o come Elnaz Rekabi atleta iraniana che ha gareggiato senza hijab e si è dovuta scusare sui social per l’ “inconveniente”. Un film politico che tratta argomenti importanti quali anche il rapporto tra Iran e Israele, un rapporto difficile e ostile. Ma la risposta a questo clima di violenza l’hanno data Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi rispettivamente di nazionalità israeliana e iraniana e che hanno curato insieme la regia di questo capolavoro. Un’opera d’arte che con l’uso sapiente dei primi piani e dei dialoghi, ha saputo emozionare.
Voto 9