Il presidente della Saudi National Bank, Ammar Al Khudairy, si è dimesso per motivi personali dopo essere stato, con le sue parole, uno dei fautori del crollo delle azioni di Credit Suisse. Nel corso di un’intervista con Bloomberg TV all’inizio del mese, Il presidente Ammar Al Khudairy, maggiore azionista di Credit Suisse (9,9%), aveva contribuito a innescare un crollo delle azioni del gruppo svizzero, spiegando che non avrebbe preso parte ad un nuovo aumento di capitale dopo quello di dicembre 2022. Il motivo? Il crollo di circa 1 miliardo di dollari, nel giro di pochi mesi, del valore del suo investimento nella banca svizzera, investimento che ammonta a 1,4 miliardi di franchi l’anno scorso. In questo modo le azioni di Credit Suisse sono crollate ai minimi storici e lo spread sul bond è cresciuto. Un fatto che ha mandato per giorni le borse in tilt, già in difficoltà dopo il crollo di tre istituti di credito negli Stati Uniti.
Il manager sarà sostituito dall’amministratore delegato della Banca nazionale saudita Saeed Mohammed Al Ghamdi, e Talal Ahmed Al Khereiji assumerà la carica di ceo dopo esserne stato vice e responsabile del mercato wholesale.
Al Khudairy era diventato presidente della Saudi Saudi National Bank nel 2021 quando la banca fu creata tramite la fusione di National Commercial Bank e Samba financial Group. Nato nel 1963, Al Khudairy ha trascorso la sua carriera nel settore finanziario dell’Arabia Saudita gestendo alcune delle più importanti istituzioni del del regno. È stato presidente di Goldman Sach e e di Morgan Stanley in Arabia Saudita.
La soluzione del governo svizzero
Sulla banca svizzera si è mosso anche il governo di Berna annunciando una fusione con la rivale Ubs, accordo storico, con lo scopo di contenere una crisi di fiducia che aveva iniziato a diffondersi nei mercati globali. Questa fusione ha portato il salvataggio parziale delle azioni e la cancellazione di 16 miliardi di bond At 1. Un fatto, questo, che ha preso di contropiede il mercato perché le regole europee che prevedevano prima la cancellazione dell’equity, poi dei bond subordinati.