ZURIGO – Torna a respirare la banca Credit Suisse con un rialzo in borsa del +22,5%, dopo un incredibile avvio al 40%. A determinare l’incremento degli acquisti dei titoli è stata la decisione di ricorrere a un prestito fino a 50 miliardi di franchi da parte della banca centrale svizzera (BCS). Oltre a rafforzare la liquidità, inoltre, Credit Suisse si è offerta di riacquistare debito per 3 miliardi di franchi.
L’intervento della banca nazionale svizzera è arrivato dopo il terremoto finanziario scaturito dal crollo in borsa al 24% della Credit Suisse nella giornata di mercoledì 15 marzo. Un calo storico dovuto alle dichiarazioni di Al Khudairy, presidente della Saudi National Bank, il quale ha affermato che in caso di necessità non fornirà liquidità all’Istituto di Zurigo, di cui è principale azionista, in considerazione della soglia imposta al 10% delle sue quote nel capitale.
Nonostante il rialzo, la Commissione europea a Bruxelles, tramite il portavoce, fa sapere di star seguendo da vicino “gli sviluppi del settore bancario dell’Ue” e di essere “in contatto con le autorità competenti europee e nazionali responsabili della
supervisione delle banche”. Si attende, intanto, la decisione della Bce sui nuovi tassi di interesse per tenere a bada l’inflazione. Alla luce delle ultime vicende bancarie, l’ipotesi è di un ritocco più contenuto dello 0,25%, ma potrebbe anche riconfermarsi un rialzo allo 0,5%.
La vicenda Credit Suisse si inserisce in un clima di tensione finanziaria seguita al recente fallimento della californiana Silicon Valley Bank. L’allerta sulla situazione delle banche regionali in America resta infatti alta, considerando anche il crollo del titolo della banca First Republic. Standard & Poor’s, società che si occupa di analizzare titoli azionari e obbligazioni, ha infatti tagliato il rating della First Republic Bank, che passa da A- a BB+, mettendo l’istituto sotto osservazione per implicazioni negative. Il rischio, secondo S&P, è che possa verificarsi una fuga dei depositi.