KIEV- Sono tredici gli attacchi della controffensiva ucraina, dopo il massiccio raid russo che nella giornata del 9 marzo ha colpito numerose zone del Paese, provocando almeno undici morti e 22 feriti. Nel mirino dell’esercito di Kiev siti e centri logistici russi in territorio ucraino. L’aviazione, infatti, ha colpito un complesso missilistico antiaereo, mentre le unità di artiglieria hanno centrato diverse aree di concentrazione del personale militare russo. Inoltre, è stato sferrato un attacco hacker alla tv russa che ha diramato un falso allarme nucleare invitando la popolazione a cercare riparo nei rifugi. Secondo il vice capo dell’ufficio del presidente ucraino, Oleksiy Kuleba, l’attacco del Cremlino è destinato a ritorcerglisi contro, facendo “accelerare la fornitura dei sistemi di difesa aerea da parte dei partner internazionali”.
Allarme Aiea sulla centrale di Zaporizhzhia
Sale la tensione anche intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia che, per la sesta volta dall’inizio del conflitto, è stata costretta a ricorrere ai generatori diesel di emergenza per far fronte al blackout che l’ha colpita e che ha rischiato di compromettere il raffreddamento dei sei reattori. Il direttore generale dell’Aiea – Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica – Rafael Grossi ha rimarcato la pericolosità della situazione, affermando che la fortuna avuta finora nello scongiurare un possibile disastro nucleare “potrebbe terminare e sarebbe una catastrofe”.
I mercenari della compagnia Wagner in polemica con il Cremlino
Sul fronte russo il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, – dall’inizio del conflitto schierato accanto all’esercito di Mosca – lamenta di essere stato tagliato fuori dalle comunicazioni speciali delle autorità russe a causa della richieste di munizioni al Cremlino. La denuncia arriva sul canale Telegram del suo ufficio stampa, a mezzo del quale fa sapere che farà ricorso ai media pur di ottenere rifornimenti.
Vertice Londra-Parigi all’Eliseo
Sul versante diplomatico, invece, il Primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak e il presidente francese Emmanuel Macron, nel bilaterale del 10 marzo all’Eliseo, hanno sottolineato la comune volontà di cooperazione relativamente alla guerra in Ucraina. I governi di Londra e Parigi, infatti, puntano all’interoperabilità dei rispettivi progetti per nuovi caccia, al rifornimento di nuovi armamenti all’esercito di Kiev e all’addestramento congiunto dei marines ucraini.
La Georgia tra Russia e Occidente
Intanto la Georgia ha respinto il contestato disegno di legge che avrebbe obbligato le organizzazioni non statali, come media e Ong – che ricevono più del 20% dei propri finanziamenti dall’estero – a registrarsi come “agenti stranieri” presso il ministero della Giustizia, consentendo così alle autorità il diritto di monitorare ogni loro movimento, comprese le conversazioni personali. A questo proposito il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha dichiarato che le proteste contro la legge sono stati orchestrati dall’estero per creare problemi ai confini russi e per “tentare un cambio di potere con la forza”. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che “mani invisibili” lavorano in Georgia per diffondere sentimenti anti-russi.