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Contratti a termine
il governo punta
a una deregulation

Calderone: "Siamo a buon punto"

I sindacati: così aumenta il precariato

di Raffaele Rossi10 Marzo 2023
10 Marzo 2023
cambiano i contratti a termine, deregulation per il governo e per la ministra del lavoro Calderone

La ministra del lavoro Marina Elvira Calderone | Foto Ansa

ROMA – Il governo si prepara a inserire nel decreto di riforma del Reddito di cittadinanza una norma sui contratti a termine per per una proroga senza causale fino ad altri 12 mesi dopo il secondo anno, ora consentito dalla legge, con l’obiettivo di rendere strutturale la deroga introdotta dal governo Draghi nel decreto Sostegni bis del maggio 2021. In base a quel provvedimento, al secondo anno di un contratto a termine, devono sempre essere indicate le causali tranne che per sostituzioni, esigenze temporanee o picchi di lavoro.

Le parti sociali, in base alla norma attuale, devono aggiungere alcune “specifiche esigenze previste dai contratti collettivi” come quella di sospendere la causale per un anno.

Il piano sui contratti della ministra del lavoro

Il sentiero che la ministra del Lavoro Marina Calderone punta  a dare una scossa al mercato del lavoro, aumentando le assunzioni da parte delle aziende. “Stiamo lavorando in modo incessante sull’intervento”, ha spiegato la ministra. Una simile norma avrà una “ricaduta importante su numerosi soggetti” ma “siamo a buon punto”. Nei prossimi giorni ci sarà un confronto allargato del governo anche con i sindacati che però vedono lo spettro della deregulation dei contratti, con un ricambio elevato e troppa precarietà fatta di proroghe e “contrattini”.

I dati dei destinatari del Reddito

Secondi i dati diffusi da Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) c’è più di un’insidia sulla strada della riforma del Reddito di cittadinanza che dal 1° settembre cambia requisiti per gli occupabili (chi non ha minori, disabili o over 60 nel nucleo familiare) e poi per tutti dal 1° gennaio 2024. Al 31 dicembre 2022, su quasi un milione di destinatari, erano 725 mila quelli legati a un Patto per il lavoro mentre risultavano 157 mila i beneficiari di Reddito occupati che integrano con il sussidio (lavoratori poveri con salari molto bassi), di cui il 65% a part time. La cifra però è ben più alta dei 404 mila occupabili individuati dal governo.

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