Almeno 35 morti e circa 300 feriti è il bilancio provvisorio ma destinato a salire di una sparatoria che questa mattina al Cairo ha aperto una nuova, turbolenta settimana per la sempre più instabile democrazia egiziana. Il comunicato è stato diramato dal ministero della Salute egiziano, negli scontri è stato ucciso un ufficiale dell’esercito e sarebbero rimasti feriti anche una quarantina di militari. Di fronte ad una caserma della Guardia Repubblicana, si era riunito all’alba un gruppo di sostenitori dei Fratelli musulmani. Il sit-in, degenerato in un vero e proprio assalto, è stato sedato dall’esercito che ha aperto il fuoco contro i manifestanti, secondo quanto dichiarato dai membri della Fratellanza. Per l’esercito, invece, a sparare è stato un gruppo terroristico non ancora identificato, sopraggiunto in un secondo momento. Intanto arriva, dopo il massacro, l’incitamento alla “sollevazione di massa” da parte dei sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi.
Ancora dubbi sul governo provvisorio. Zeyad Baha Eddin è il nome che la tv di stato egiziana indica ad oggi come il più accreditato per il ruolo di premier ad interim. Avvocato laureato a Oxford, a capo dell’authority finanziaria egiziana negli anni del regime di Hosni Mubarak durante il periodo di liberalizzazione economica, Baha Eddin potrebbe essere coadiuvato nel suo operato dal premio Nobel El Baradei, che assumerebbe la carica di vice primo ministro. Ma il percorso verso una stabilizzazione politica è in salita, soprattutto alla luce della sparatoria di oggi: il Nour, secondo partito salafita egiziano, si è ritirato dai colloqui in segno di protesta contro la strage.
Il blitz nella redazione di Al Jazeera. Era già accaduto circa un anno fa, nel periodo di transizione tra la deposizione di Mubarak e l’elezione di Morsi. Il Consiglio supremo delle Forze armate aveva allora chiuso le sedi egiziane dell’emittente satellitare qatariota. I dipendenti di Al Jazeera non hanno dunque assistito ad una scena nuova ieri, quando il procuratore generale Hamdy Mansour ha ordinato una perquisizione nella redazione del Cairo ed il fermo del direttore Abdel Fattah Fayed e di altre 28 persone. Il procuratore ha accusato l’emittente di aver trasmesso materiale che incitava alla violenza in occasione della decisione dei militari di deporre Morsi, oltre che di operare senza permesso dopo l’ultima chiusura dell’anno scorso. Sale dunque il numero di emittenti televisive oscurate dall’inizio della protesta: poco meno di una settimana fa erano già stati chiusi diversi canali tv vicini ai Fratelli musulmani.
Giulia Di Stefano
Cairo, sparatoria all’alba: decine di morti, circa 300 i feriti. L’Egitto sprofonda nel caos, i Fratelli musulmani invocano la sollevazione di massa
08 Luglio 201342