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HomeCronaca “Papa Francesco ha rifiutato l’idea che non si potesse dire la parola pace”

"Papa Francesco ha rifiutato
l'idea che non si potesse
pronunciare la parola pace"

Lo storico Alberto Melloni a Lumsanews

"Bergoglio è un uomo risoluto"

di Martina Vivani10 Marzo 2023
10 Marzo 2023
Alberto Melloni

Alberto Melloni, ordinario di storia del cristianesimo nell'Università di Modena-Reggio Emilia.

Alberto Melloni, professore ordinario di Storia del cristianesimo nell’Università di Modena-Reggio Emilia, in un’intervista rilasciata a Lumsanews, ripercorre il primo decennio di pontificato di Papa Francesco, analizzando il pensiero e le azioni del Pontefice.

Bergoglio può essere considerato un Papa rivoluzionario?

“Papa rivoluzionario è una definizione che a me sembra un po’ semplice. In occidente si è talmente disabituati a un cristianesimo radicale che il cristianesimo di Bergoglio non lo si riesce a definire tale, e bisogna dunque trovare un altro aggettivo. Più che un rivoluzionario è un cristiano ed è un uomo risoluto. Non ha paura delle cose che fa e sa cambiare direzione senza farsi notare troppo”.

Tra le questioni prioritarie vi è il ruolo dei laici nella Curia. La riforma della Curia come può integrare nel governo della Chiesa laici, donne e religiosi e religiose, senza sconvolgere la sua struttura gerarchica, ma attualizzandola?

“La Curia romana è un’istituzione mai toccata fino al 1908, poi dalla riforma di Pio X tutti i pontefici l’hanno rimaneggiata, con risultati molto effimeri. Secondo me l’aspetto più qualificante della riforma di Francesco, e anche il più inquietante, non è tanto la ridislocazione di mansioni ma è l’argomento con cui si è voluta creare la possibilità di nominare in Curia delle persone non consacrate vescovi. Per fare ciò Francesco ha restaurato la distinzione tra potestà d’ordine e potestà di giurisdizione. Tuttavia, in questo modo ha diffuso una visione diversa dell’episcopato, secondo me molto più debole di quella del Concilio. Non serve a dire che abbia scelto dei consiglieri non particolarmente avveduti o conciliari, ma vuol dire che probabilmente il problema della riforma non è organizzativo”.

A seguito di questa riforma, hanno ragione coloro che lo accusano di aver accentrato eccessivamente i poteri su di sé?

“C’ è una cosa che mi ha fatto impressione. Nella bolla di costituzione della Curia romana del 1588 di Sisto V, il Romano pontefice è citato una dozzina di volte, in quella di Papa Francesco un centinaio di volte. Corrisponde perfettamente al meccanismo di governo della Compagnia di Gesù, per cui tutti ascoltano tutti e poi decide uno solo. Lo abbiamo imparato in questi 10 anni: i due papi non erano Benedetto e Francesco ma Francesco e Francesco. C’è un Francesco dal pulpito, che fa risuonare la parola biblica con una forza unica e diretta. E c’è il Francesco di governo, un gesuita di una verticalità assoluta che non solo non ha paura di prendere decisioni, ma non ha paura di castigare e di fare quello che vuole senza consultare nessuno”.

In merito alla guerra in Ucraina, si è detto aperto a incontrare i presidenti di tutti e due i Paesi coinvolti. Considerate le spinte ideologiche molto forti da entrambe le parti, in che modo Bergoglio sta cercando un punto di equilibrio in merito al conflitto?

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina l’idea del Papa è stata quella di rifiutare il principio per cui l’unica parola che non si potesse dire fosse la parola pace. Secondo me, coraggiosamente, in questo non arretra di un millimetro. E paradossalmente è più allineato alle Nazioni Unite e Israele di quanto non lo siano i Paesi occidentali”. 

Quanto sono politiche le azioni e le dichiarazioni del Papa?

Di sicuro il suo è un papato nel quale non c’è paura di risultare autoritario. Francesco dà un messaggio politico: rappresenta una forma di verticalità del potere rispetto alla quale la sinodalità viene molto lodata ma non si vede quando entra in funzione. Un messaggio politico oggettivo è rappresentato anche dalla sua origine: primo uomo del sud del mondo che arriva al vertice di una struttura di potere tipica del nord del mondo. Lo si vede nel modo in cui guarda la politica italiana: dei vescovi italiani non ha particolare affetto, lo stesso vale per la politica”.

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