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La meglio gioventù,
se la Gen Z
incontra la politica

di Maria Sole Betti06 Marzo 2023
06 Marzo 2023
militanza giovanile

La militanza giovanile non è morta. Anzi, è più viva che mai. Scuole, piazze e università sono solo alcuni dei luoghi che lo testimoniano – da ultimo il liceo Michelangiolo di Firenze, recente teatro di scontro tra il movimento Azione Studentesca (braccio collaterale della giovanile di Fratelli d’Italia) e Sum (il collettivo studentesco di sinistra della scuola fiorentina). Spazi fisici, riconquistati dopo il Covid e tornati a essere simbolo di impegno e lotta politica anche per la Gen Z. 

Sono proprio i nati tra il 1997 e il 2012 ad aver fatto riaccendere i riflettori sul binomio “giovani e politica”. Una formula che riporta subito agli Anni Settanta, ma che viene declinata oggi in chiave post ideologica. Sono infatti tanti i ragazzi che, tra attivismo sui social e manifestazioni, continuano a essere impegnati politicamente. Specialmente nella promozione dei diritti civili, così come dimostra il grande successo dei movimenti ambientalisti e femministi. Eppure, anche l’attenzione da parte dei giovani per le battaglie sociali sembrerebbe non essere in via di estinzione.

 

Il ritorno della partecipazione politica

Malgrado la frammentazione della partecipazione politica, nel corso degli ultimi anni sono molteplici i segnali che indicano un maggiore coinvolgimento nel dibattito pubblico delle nuove generazioni. Stando ai dati pubblicati dall’Istat nel 2022, i soggetti in assoluto più coinvolti nella politica attiva sarebbero i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 24 anni, che coinciderebbero con il 12,8% dei partecipanti alle manifestazioni. In particolare, secondo le stime della fondazione Openpolis, dopo il Covid i giovani avrebbero concentrato la propria partecipazione politica su temi quali l’ecologismo e i diritti civili. Le fasce di età più interessate sarebbero quella tra i 14 e i 17 e quella tra i 18 e 19 anni, in cui il numero di attivisti è raddoppiato nel giro di soli due anni. 

Percentuale di giovani che negli ultimi 12 mesi hanno partecipato a riunioni in associazioni ecologiche, per i diritti civili, per la pace (2005-2021)

Dati elaborati da Openpolis su fonte Istat 

 

Le nuove lotte della Gen Z 

I giovani pasionarios che decidono di mobilitarsi lo fanno per battaglie vecchie, ma anche e soprattutto nuove. Da questo punto di vista sono l’ambiente e i diritti delle donne a creare una grande attrattiva nel dibattito pubblico studentesco e giovanile del momento. “Oggi i movimenti che attirano una composizione giovanile più ampia sono quello femminista e sul clima”, spiega a LumsaNews il sociologo Lorenzo Zamponi, ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ma come mai questa esplosione d’interesse verso l’ambiente e i diritti civili e non verso le questioni sociali?

La risposta va ricercata a ritroso nella storia. “Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta c’è un turning point, perché finisce il periodo delle ideologie egualitarie e si impone un'altra ottica, quella del neoliberismo”, afferma la storica Daniela Saresella, docente di Storia dei movimenti politici e sociali all’Università degli studi di Milano. 

Un cambio di rotta che ha portato a prestare attenzione più all’individuo che alla società in cui vive. Influenzando anche i movimenti giovanili, che hanno perso interesse per il problema della disuguaglianza e la questione sociale. Questa inversione negli ultimi quarant’anni ha coinvolto indifferentemente tutti, dai gruppi di destra ai collettivi di sinistra, che hanno così perso quella spinta per le battaglie sociali, orientandosi al contrario verso un impegno oceanico per i diritti civili. 

In effetti, i movimenti giovanili hanno subito una trasformazione importante soprattutto in termini tematici. Solo con la crisi economica del 2008 - e in parte con l’emergenza Covid del 2020 - sono tornate alla luce le battaglie contro le disuguaglianze sociali, prima accantonate. Eppure, quella di oggi è una combinazione ancora differente perché concentrarsi sulle questioni civili non significa sempre perdere d’occhio quelle sociali. 

“I temi ora sono diversi rispetto a quelli di 10 o 15 anni fa, quando le questioni relative a scuola e università principalmente erano quelle che attiravano la maggior parte delle potenzialità di mobilitazione, attivazione e azione collettiva”, conferma il sociologo Zamponi, ribadendo quanto ora i temi civili siano maggiormente legati ad una critica del sistema economico e delle società. 

 

La militanza oggi 

Questa visione più sociale dei diritti civili è confermata in un certo senso anche dall'azione dei giovani militanti e attivisti del panorama studentesco. Che, malgrado fazioni e sensibilità diverse, si ritrovano a combattere in alcuni casi per lotte simili declinate in modo differente. 

Effettivamente per i diritti civili c’è un livello maggiore di sensibilità, ma si tratta di questioni su scala globale, come il clima. La nostra è una generazione globalizzata ma anche ancorata all’attivismo sociale e politico”, racconta a Lumsanews Leonardo Soffientini, coordinatore della Rete degli Studenti Medi. Un nodo, quello ambientale, su cui tutti i movimenti giovanili si incontrano. “Noi abbiamo sempre cercato di dare un'impronta sociale alle nostre battaglie. Negli ultimi anni abbiamo assistito ovviamente al fenomeno dell'impegno eterodiretto, come nella questione del clima”, dice Sergio Filacchioni, responsabile di Blocco Studentesco, riconoscendo che “in ogni caso molte battaglie, per esempio sull'ambiente, sono più che condivisibili”.

Tuttavia, i movimenti giovanili continuano a differire profondamente tra di loro. Infatti, se è vero che sembrano non esserci più né i mezzi né i presupposti per un certo tipo di tensione politica, né per un ritorno della lotta armata, è vero anche che nel modus operandi di ciascuna compagine rimane latente un conflitto. Spesso inasprito dall’uso dei social, che, come segnala Luigi Di Gregorio, professore di Comunicazione politica all’Università della Tuscia, “aiutano a polarizzare l’associazionismo giovanile”.

Ed è proprio la polarizzazione ad innescare il circuito dentro il quale si manifesta la violenza, come nel caso del Michelangiolo di Firenze. Un episodio - e i suoi strascichi -  che a dispetto delle botte testimonia però un risveglio. Quello dello spirito di partecipazione, del confronto politico ma soprattutto della difesa della democrazia da parte della Gen Z.

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