Lorenzo Zamponi è sociologo e ricercatore presso la Scuola Normale Superiore a Firenze, dove fa parte del gruppo di ricerca COSMOS (Centre on Social Movement Studies). Ha lavorato a progetti di ricerca sui movimenti studenteschi e anti-austerità e sulla partecipazione politica dei giovani. A noi di Lumsanews ha spiegato come si stanno trasformando i movimenti giovanili nel 2023.
Come si stanno trasformando i movimenti giovanili?
“Ci sono tante trasformazioni in atto, ma le principali mi sembrano quella tematica e strutturale. Sicuramente ora i temi sono diversi rispetto a quelli di 10 o 15 anni fa, quando le questioni di scuola e università principalmente erano quelle che attiravano la maggior parte delle potenzialità di mobilizzazione, attivazione e azione collettiva. Penso alle mobilitazioni contro la riforma Gelmini tra il 2008 e il 2011, ma anche a quelle contro la buona scuola nel 2015. Oggi sicuramente i movimenti che attirano una composizione giovanile più ampia sono quello femminista e quello sul clima. Fridays for future in particolare ha avuto un impatto dirompente, portando in piazza numeri che non si vedevano da tempo”.
È vero che la rinnovata attenzione ai diritti civili ha portato al declino della promozione dei diritti sociali?
“No, non riproporrei in questo caso la distinzione fra i diritti civili e diritti sociali. Nel senso che, ad esempio, il movimento femminista di oggi è anche molto attento alle questioni sociali in realtà e alle componenti materiali della questione di genere. Allo stesso modo la questione climatica non è un ambientalismo anni Ottanta, ossia un’espressione d’opinione della classe media, ma è un ambientalismo anche molto materiale legato a una critica del sistema economico e all’emergenza climatica”.
Quanto alla trasformazione strutturale invece?
“La seconda grande trasformazione riguarda sicuramente una crisi delle componenti più organizzate giovanili di partito. Le organizzazioni studentesche, pur nelle difficoltà, tengono. Però le forme di aggregazione appaiono un po’ più estemporanee, come appunto quella di Fridays for future o Ultima generazione e quella dei movimenti femministi”.
Quindi il fatto che le sezioni giovanili continuino ad orbitare attorno ai partiti è quasi un’eccezione?
“Sì, io credo che sia un fenomeno molto minoritario. Tutti i dati che abbiamo ci mostrano che le iscrizioni ai partiti sono ai minimi termini, il che vale anche per gli iscritti giovani. Non a caso, nell’episodio del liceo di Firenze, abbiamo da una parte i militanti di un partito, dall’altra gli attivisti di un collettivo studentesco della scuola. Si tratta di un’asimmetria non solo dal punto di vista ideologico ma anche strutturale”.