ROMA – Occhi puntati sul Ministero dell’Economia, dove nel pomeriggio è atteso il tavolo tecnico per un confronto sul decreto superbonus.
La riunione vedrà riuniti Abi, Cdp, Sace, Agenzia delle Entrate e le associazioni di categoria che hanno già partecipato all’incontro sul tema tenutosi a Palazzo Chigi lunedì 20 febbraio. Un incontro che arriva in un momento non facile: durante il suo intervento di ieri, il presidente di Confindustria Carolo Bonomi ha espresso apprensione per la decisione del governo che, a suo dire, “lascia perplessi e non convince, gettando nel panico imprese e famiglie”.
Sempre nel suo intervento Bonomi ha affrontato un altro dei grandi temi legati al superbonus, quei 19 miliardi di euro di crediti bloccati in mano alle imprese, impossibilitate alla cessione dalla saturazione del mercato dopo l’assunzione di impegni fiscali da 77 miliardi nel periodo tra il 2020-2022. “Anche noi come industriali dobbiamo assumerci le nostre responsabilità” sottolinea il capo di Confindustria, ribadendo poi che se il governo creasse le condizioni adatte a cessioni di primo grado tra privati, si individuerebbe una classe d’imprese in grado di acquisire i crediti fermi.
Ma le banche propongono una strada alternativa, ribadita da un comunicato congiunto Abi-Ance, banche-costruttori, ossia quella di compensare i 19 miliardi di incagli attraverso tasse e imposte tra cui Imu, Iva, Irap, Ire pagate dai cittadini attraverso il modulo fiscale F24. Il governo non sembra completamente contrario all’ipotesi, ma chiede di prendere solo l’1% di queste tasse, per un totale di 400-500 miliardi all’anno, non prima dell’1 marzo.
Uno scenario che il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni definisce “comprensibile”, per “interrompere la pericolosa spirale della cessione”. Ricordando al contempo però che “l’Europa condivide gli obiettivi del Superbonus a cui ha contribuito con 13-14 miliardi”.