LONDRA – Eliminare parole come “grasso” e “nano” per non offendere nessuno e insegnare ai più piccoli ad essere inclusivi. Così la casa editrice Puffin, branca del colosso Penguin, ha giustificato la decisione di censurare i libri per bambini dello scrittore Roald Dahl, autore di titoli per l’infanzia diventati famosi in tutto il mondo. Ecco allora che nella Fabbrica di Cioccolato “ciccione” diventa “enorme” mentre al posto di “piccoli uomini” si legge “piccole persone”. In Matilde, altra opera emblematica dello scrittore, il personaggio di Miss Trunchbull passa invece dall’essere una “femmina formidabile” a una “donna formidabile”.
“Quando si ripubblicano libri scritti anni fa, non è insolito rivedere il linguaggio usato” fa sapere la casa editrice. Eppure questi piccoli cambiamenti stanno facendo molto discutere. “Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura” ha scritto in un post su Twitter lo scrittore Salman Rushdie, ancora in convalescenza dopo l’agguato di matrice islamico-radicale subito lo scorso anno a New York. “Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsene”. La scelta di correggere i testi di Dahl, infatti, è stata appoggiata dai familiari in qualità di titolari dell’eredità legale dell’autore, deceduto a Oxford nel 1990.
L’umorista liberal David Baddiel, pur avendo criticato Dahl quando era in vita per alcuni suoi atteggiamenti giudicati snob, ha comunque disapprovato la scelta di apportare le modifiche ai testi per bambini. Se si tenesse un simile approccio per tutta la letteratura, ha sottolineato Baddiel, si finirebbe con l’avere più “pagine bianche” che pagine scritte.
Non tutti, però, la pensano allo stesso modo. Come riportato dal The Guardian, per Philip Pullman, maestro del romanzo fantasy inglese, i libri di Roald Dahl rappresentano “un peso commerciale” e dovrebbero “andare fuori catalogo”. Meglio fare spazio, secondo Pullman, ad “opere di meravigliosi autori contemporanei”.