LOS ANGELES – Hollywood ovvero “La Mecca del cinema”, il quartiere più famoso di Los Angeles, ai piedi della collina più iconica del mondo sta per essere messo a dura prova.
Il Writers Guild of America (WGA), sindacato degli sceneggiatori Usa, ha diffuso la notizia della possibilità di uno sciopero contro l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP). Il motivo al centro del dibattito è la necessità di riconsiderare i termini del contratto che regola i rapporti tra addetti ai lavori e produttori. La scadenza è prevista per il prossimo primo maggio. Definita come la contrattazione più importante del decennio, riporta l’attenzione su quanti, tra sceneggiatori e scrittori, rappresentano il mondo del “dietro le quinte”. Un mondo, appunto, che compare solo nei lunghissimi e spesso inosservati titoli di coda, ma che rappresenta il motore centrale di una produzione.
Adam Conover, comico statunitense, membro del WGA, ha annunciato che il sindacato deve “essere preparato, perché come sempre la AMPTP propone passi indietro e tagli ai nostri compensi, alle protezioni e ai benefit”. Uno dei nodi da sciogliere è quello di come pagare lo sviluppo dei progetti. Gli Studios assumono gli scrittori per avere un’idea. Il problema è che sempre più spesso non pagano, a meno che il progetto non venga effettivamente prodotto.
Un clima, quello che si prospetta, che ricorda i fatti avvenuti tra il 2007 e il 2008, che coinvolsero più di 12mila persone tra scrittori, sceneggiatori e addetti ai lavori.
Lo sciopero, che durò per circa quattro mesi, causando perdite di ben 1,5 milioni di dollari, impedì la messa in onda di moltissimi show e serie tv. La prima stagione di Breaking Bad, ad esempio, fu interrotta e ridusse a 8 gli episodi su un totale di 13 episodi annunciati inizialmente. Tra coloro che 15 anni fa parteciparono alle proteste c’è Chap Taylor, che oggi rilancia: “Il modello di business della nostra industria è sorpassato dai fatti. Una manciata di multinazionali pagano i loro dirigenti decine di milioni di dollari. I creativi che producono la loro ricchezza sono costretti alla povertà”