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Le bufale sulla falsa morte di Nelson Mandela dilagano sul web. Il leader africano ancora in gravissime condizioni

di Annalisa Cangemi06 Luglio 2013
06 Luglio 2013

«Se tu voli basso non puoi servire bene il mondo. Non si illumina nulla in questo mondo se tu ti ritiri, appassisci». Madiba ne ha fatto il motto di tutta una vita, e la sua lotta contro la segregazione razziale, i suoi 26 anni in carcere, ne sono la prova. Anche adesso che si trova costretto in un letto d’ospedale dallo scorso 8 giugno, a causa di una grave infezione polmonare, il nome di Nelson Mandela rimane un sinonimo di pace e giustizia.
La vita di Nelson Mandela. Ribelle, fin dall’età di 22 anni, quando per sfuggire all’obbligo si sposarsi, obbligo derivante dalla scelta del suo capo tribù, decide di scappare a Johannesburg. Dopo essersi laureato in legge, il suo impegno si traduce nella fondazione dell’associazione Youth League, nel 1944. Ma siamo in piena apartheid, quattro anni dopo le elezioni sono vinte dal Partito Nazionale, che vara una serie di leggi che relegano i neri ai margini della società: negazione dell’istruzione, assoluta proibizione di matrimoni interrazziali, e addirittura l’impedimento di accedere ad alcune aree urbane sono solo alcune delle nuove norme. L’odio razziale divampa. Nel 1955 Nelson Mandela costituisce, insieme al suo amico e collega Oliver Tambo, uno studio legale, che fornisce assistenza gratuita ai neri che non hanno voce per potersi difendere. Nel 1956 viene arrestato con l’accusa di tradimento e subisce un processo di cinque anni, dal quale è assolto. Comandante dell’armata MK, ingaggia una strenua battaglia contro apartheid. L’anno dopo viene nuovamente arrestato con le accuse di viaggi illegali ed incitamento allo sciopero, e rimane in carcere per cinque anni. La condanna all’ergastolo arriva nel 1964.
Le bufale sul web.  Oggi il bollettino medico parla di “condizioni stabili”, ma pur sempre critiche. Sui social network intanto si diffondono falsi annunci sulla sua morte, come è accaduto due giorni fa, quando un vero e proprio tam tam di messaggi di cordoglio, ha invaso Facebook e Twitter; il tutto scaturito perché qualche organo di informazione ha divulgato l’errata notizia, gettando il web nello scompiglio. Non è la prima volta che accade. Lo scorso 10 giugno, è stata la volta della gaffe del tennista Rafael Nadal che su Twitter ha omaggiato Mandela credendolo morto: «Oggi abbiamo perso una delle persone più importanti del mondo, riposa in pace Nelson Mandela».

Il Sudafrica però non si rassegna, e si prepara a festeggiare il novantacinquesimo compleanno del suo primo presidente nero, in carica dal 1994 al 1999. «Ricordiamo a tutti i sudafricani di cominciare a pensare al compleanno di Madiba, il prossimo 18 luglio», così recita un comunicato ufficiale della presidenza sudafricana, uscito nei giorni scorsi. «Quel giorno – ha detto il presidente Jacob Zuma – dobbiamo tutti fare qualcosa di buono per il prossimo, in omaggio al nostro ex presidente». Secondo un atto giudiziario, firmato mercoledì 26 giugno, e divulgato solo ieri, Mandela sarebbe «mantenuto artificialmente in vita» da una macchina. Il documento è stato però smentito da Zuma ieri notte. Secondo la legge sudafricana, se il malato non ha lasciato indicazioni scritte, la decisione di “staccare la spina” spetta ai parenti prossimi. In questo caso a decidere deve essere la moglie Graça.
«Dopo una vita al servizio degli altri – ha detto Tutu, l’arcivescovo anglicano di Città del Capo, inaugurando una mostra in onore del Premio Nobel per la pace – anche se è bloccato in un ospedale, Madiba riunisce il Paese in questo momento di preghiera».  

 Annalisa Cangemi

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