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HomeCultura Il ritorno del dodo. Negli Usa vogliono riportarlo in vita

Il ritorno del dodo
un'azienda statunitense
vuole riportarlo in vita

Il celebre uccello si è estinto

tra la metà e la fine del XVII secolo

di Rosario Federico02 Febbraio 2023
02 Febbraio 2023

Una raffigurazione del dodo | Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/134213-134213/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=259248">134213</a> da <a href="https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=259248">Pixabay</a>

AUSTIN – Riportare in vita il dodo, un animale estinto da 500 anni, a partire da un minuscolo frammento di Dna: è questa la nuova sfida tecnologica lanciata dalla Colossal Biosciences, una compagnia statunitense che aveva già promosso e annunciato in passato progetti per far rivivere il Mammut e la Tigre della Tasmania.

Una sfida quasi impossibile

Colossal Biosciences è al lavoro con diversi team sulla possibile metodologia di clonazione del dodo, un approccio multidisciplinare con l’obiettivo di riportare in vita animali estinti da secoli.

La compagnia, fondata nel 2021 dal genetista dell’Università di Harvard George Church e dall’imprenditore tecnologico Ben Lamm, ha spiegato che la de-estinzione del dodo è una prova impegnativa: “Anche se non siamo neanche lontanamente pronti per iniziare ad impiantare embrioni in surrogati, l’azienda dispone attualmente di un team che lavora sulla metodologia di clonazione necessaria per questo processo”.

La società di ingegneria genetica si è poi soffermata poi sul processo che porta dal cosiddetto genoma a un animale che potrebbe essere resuscitata con la clonazione del Dna di una cellula residua per ricreare un “proxy” di un animale estinto: “modificando il genoma di una specie vivente strettamente correlata, per poi replicare il genoma della specie bersaglio”.

Qualcuno tornerà a volare sul nido del dodo

Il celebre uccello originario di Mauritius, nell’Oceano Indiano, scomparso tra la metà e la fine del XVII dopo che gli esseri umani arrivarono sull’isola dove abitava. Abbiamo solo sue ricostruzioni e scheletri assemblati fantasiosamente, non se ne sono conservati esemplari in tassidermia. Il dodo attirava simpatie, al punto tale da ricevere in portoghese il nome “doudo” che significa semplicione. Il suo unico punto di forza era il becco ricurvo utilissimo per la sua dieta da portare avanti con la frutta caduta che trovava in giro. L’animale si è poi estinto per un destino sventurato: le sue carni non erano gradite agli europei ma nelle spedizioni c’erano anche maiali e scimmie, a cui il sapore del dodo non dispiaceva affatto.

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