ROMA – I reati contro l’ambiente non scendono sotto i 30mila, segnala l’associazione ambientalista Legambiente nel rapporto Ecomafia 2022. La media è di quasi 84 reati al giorno: circa 3,5 all’ora. Un dato elevato, ma in calo rispetto al 2020 (-12,3%). Crescono invece gli arresti: 368 nel periodo censito (+11,9%). Gli illeciti amministrativi registrati nel 2021 sono invece quasi 60 mila. Il risultato delle 115 inchieste condotte tra il 16 settembre 2021 e il 31 luglio 2022 è l’arresto di 664 persone, la denuncia di 709 e il sequestro di 199. Responsabile degli illeciti la corruzione, che ha condotto a una media di 162 violazioni al giorno, ossia 6,7 ogni ora.
Lo scioglimento dei comuni
Sono 23 i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose: 14 nel 2021, sette nel 2022. Nell’ultimo periodo Anzio e Nettuno, in provincia di Roma. Lo scioglimento di un consiglio comunale comporta la cessazione di tutte le cariche elettive e la risoluzione degli incarichi di consulenti e dirigenti. Ma per gli ecomafiosi la posta in gioco è alta: secondo il rapporto, nel 2021 hanno fatturato 8,8 miliardi di euro.
L’ecomafia si concentra al Sud
Le quattro regioni maggiormente danneggiate dalla presenza mafiosa sono Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. È in queste aree che si concentra il 43,8% dei reati accertati e il 33,2% degli illeciti amministrativi. Al Nord la Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di illeciti ambientali (1.821 reati), mentre a livello provinciale Roma è al primo posto (1.196). Sul podio delle filiere illegali si trovano il ciclo del cemento, con 9.490 reati, quello dei rifiuti (8.473) e le violazioni della fauna (6.215). Il rapporto segnala anche un’impennata dei reati contro il patrimonio boschivo e contro il patrimonio culturale con l’aumento dei furti di opere d’arte, che raggiungono quota 603.
Le proposte di Legambiente
Per affrontare il problema, Legambiente ha proposto 10 modifiche alla normativa vigente, finalizzate a rendere più efficace l’intervento dello Stato. Tra queste la necessità di istituire la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali; l’inserimento dei delitti previsti dal titolo VI-bis del codice penale e il delitto di incendio boschivo (423 bis) tra quelli per cui non scatta la tagliola dell’improcedibilità; l’introduzione nel codice penale dei delitti contro gli animali. Secondo il Presidente dell’associazione, Stefano Ciriani, il problema andrebbe arginato anche grazie ai finanziamenti del Pnrr: “Il quadro che emerge dalla lettura del Rapporto è preoccupante. È fondamentale non abbassare la guardia”.
Nella foto in alto: una spiaggia inquinata. Foto di Antoine GIRET su Unsplash.