ROMA – Sono sette le società energetiche italiane interessate da provvedimenti cautelari e istruttorie avviati dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Si tratta di Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie, finite sotto la lente dell’Antitrust per presunte modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura di luce e gas. Sulla base dei dati forniti dalle stesse imprese, i condomini e le microimprese interessati dalle comunicazioni di variazione delle condizioni economiche sono più di sette milioni, di cui oltre 2 milioni avrebbero già subito un ingiustificato aumento di prezzo. Inoltre, a seguito del provvedimento cautelare, si sono registrati cali in borsa per alcune delle società interessate: A2A (-0,58%), Hera (-0,76%) ed Enel (-0,52%).
La norma in contrasto
Le società interessate dai provvedimenti avrebbero aumentato i prezzi di luce e gas ai propri clienti in contrasto con l’art. 3 del Decreto aiuti bis, in base al quale dal 10 agosto fino al 30 aprile 2023 è sospesa l’efficacia sia delle clausole contrattuali che consentono alle imprese di modificare il prezzo di fornitura sia delle relative comunicazioni di preavviso, fatte salve le modifiche di prezzo già messe in atto.
Che cosa viene contestato
Alle sette società – si legge in una nota dell’Autorità – viene contestata la “mancata sospensione delle comunicazioni di proposta di modifica unilaterale delle condizioni economiche, inviate prima del 10 agosto 2022, e, in seguito, le proposte di aggiornamento o di rinnovo dei prezzi”.
Il parere di Codacons e Unc
Esulta il Codacons, che in una nota si dice soddisfatto che “l’Antitrust abbia accolto le nostre denunce che a più riprese avevano sollevato il caso delle scorrettezze ai danni di milioni di consumatori”. Anche l’Unione nazionale consumatori ha accolto con favore queste decisioni, sottolineando come “Il codice di condotta Arera prevede che il preavviso non può essere inferiore a tre mesi. Pertanto, dato che la legge è entrata in vigore al 10 agosto, ogni preavviso successivo al 1° non è più valido”. Infine, secondo il responsabile del settore energia Marco Vignola, “il governo deve rinviare la fine del mercato tutelato”.
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