Il Pd cerca ancora un leader. Dopo la mancata ricandidatura di Enrico Letta il ruolo di segretario non ha ancora un nome. Al partito serve un leader vero che lo ricompatti dopo la disfatta delle elezioni.
Il candidato numero uno è Stefano Bonaccini che però non sembra essere convinto: “Deciderò nelle prossime settimane se candidarmi alla segreteria del partito”, queste le parole del presidente della Regione Emilia Romagna a Porta a Porta.
La vera novità, trapelata negli ultimi giorni, è che Bonaccini rischia di avere uno sfidante imprevisto: Dario Nardella. A spingere l’attuale sindaco di Firenze è una parte del partito nazionale, su tutti Dario Franceschini. Su di lui potrebbe convergere anche una parte della sinistra interna, al momento ancora alla vana ricerca di un candidato di area.
Un passato comune per i due candidati, entrambi vicini a Renzi: Bonaccini da coordinatore della segreteria e Nardella da successore alla guida del Comune di Firenze. Un passato, quello renziano di entrambi, che spinge la sinistra interna a prefigurare sconquassi opposti a quelli profetizzati da Renzi in caso di vittoria di Elly Schlein.
A proposito dell’attuale vice presidente dell’Emilia Romagna. La sua partecipazione al congresso è la variabile più rilevante. Di tutti i leader virtuali, è l’unica candidata giustificata a mostrarsi prudente, dato che con le regole attuali non è nemmeno chiaro se lei, che al momento non è nemmeno tesserata dem, possa partecipare alla contesa. Dalla sua ha la forza di essere l’unica vera candidata di rottura, e anche la sola che può portare nel congresso una ventata emotiva.
Poi c’è Enzo Amendola. L’ex ministro del governo Conte e sottosegretario di quello Draghi, i cui rapporti con Letta sono usciti molto deteriorati dalla vicenda delle liste, ci sta pensando. Aspetta di capire bene le regole di ingaggio.
Se ci sarà ancora un partito da guidare, e unito dopo le primarie, è la sfida che tutti devono superare.