Fulvio Paglialunga è autore per la Rai, oltre che giornalista sportivo e docente universitario. Collabora, tra gli altri, con Il Foglio, Domani e L’Ultimo Uomo. A Lumsanews ha spiegato le motivazioni della differenza di trattamento sui giornali italiani tra il calcio e gli altri sport.
Nel nostro Paese il pallone catalizza tutta o quasi l’attenzione dei quotidiani. Qual è la motivazione alla base di questa disparità di spazio?
“C’è un’errata valutazione del potenziale lettore che, nel caso della Gazzetta, viene identificato come una persona interessata soltanto a Juventus, Milan, Inter e Ferrari. Si cerca di tenersi stretta una cerchia di lettori, ma questa non è, dati alla mano, una strategia vincente dal punto di vista commerciale, perché per crescere è necessario attrarre altri lettori, non coloro che già comprano il giornale.”
Questo come si traduce nel lavoro quotidiano dei giornali?
“Si cerca sempre il paragone calcistico perché si pensa che il pubblico capisca solo il calcio, quando in realtà ne esiste uno che vuole leggere di sport, non solo i risultati, ma anche le storie. I giornali rinunciano a questo racconto perché scelgono di andare sul sicuro. Ovviamente il calcio è lo sport di maggiore attrazione, ma questo non significa che sia l’unico. È una scelta meramente di marketing, che non ha nulla di giornalistico.”
C’è sempre stata questa tendenza calciocentrica? Secondo lei il dominio del calcio sui nostri quotidiani è un fenomeno destinato ad aumentare ancora?
“Ciò che c’è sempre stato è una bassa considerazione del lettore di giornali. Difficilmente si invertirà la tendenza, perché servirebbero lungimiranza e pazienza, che al momento non vedo.”
Questo fenomeno avviene solo in Italia o anche all’estero?
“Si tratta di una peculiarità tutta italiana. L’Equipe, ad esempio, sceglie di aprire sempre con la notizia del giorno, anche se non riguarda il calcio o la Francia.”
Non crede che in Italia ci sia anche un problema culturale da questo punto di vista?
“C’è sicuramente un problema culturale, superabile con un’operazione che va fatta nel tempo. I quotidiani sarebbero il veicolo attraverso il quale cercare di risolverlo, ma questi guardano al loro tornaconto.”