Paolo Condò, firma di Repubblica e opinionista televisivo di Sky Sport, è dal 2010 il giornalista italiano designato per la votazione del Pallone d’oro. Durante la sua carriera si è occupato anche di altri sport, seguendo due Olimpiadi estive, otto Giri d’Italia e numerosi altri eventi. A Lumsanews ha spiegato perché i giornali che trattano di sport nel nostro Paese si concentrano quasi esclusivamente sul calcio.
Nei quotidiani sportivi italiani la copertura degli sport che non siano il calcio risulta spesso inadeguata. Qual è la motivazione alla base di questa disparità di spazio?
“I giornali ciclicamente commissionano delle ricerche di mercato per capire quali sono i loro lettori e qual è il loro interesse principale. Da queste emerge che i pochi lettori che comprano il giornale quotidianamente sono i tifosi di Milan, Inter e Juventus. Per i giornali il pubblico da privilegiare sarà sempre questo e nelle prime pagine si continuerà a dare spazio ai temi a loro cari. Nel momento in cui ci fosse la percezione di una disponibilità da parte dei potenziali lettori ad andare a comprare un giornale che dedica più spazio ad altri sport, l’editore non avrebbe problemi a farlo. Probabilmente, però, le ricerche dimostrano che chi protesta non sarebbe comunque disposto a comprare i giornali.”
Quando è cominciata questa tendenza calciocentrica?
“L’Italia è sempre stata un Paese calciocentrico. Una volta, però, c’erano alcune figure, come quelle di Alberto Tomba o Valentino Rossi, che facevano vendere i giornali esattamente quanto il calcio. Già diversi anni fa era chiaro che i giovani fossero interessati anche ad altri sport, ma dalle ricerche di mercato emergeva come a leggere i giornali fossero in maggioranza gli anziani.”
Soltanto qualche giorno fa, Marca e As dedicavano la prima pagina alla vittoria del Real Madrid sul Barcellona nella Supercoppa spagnola di basket. Casi analoghi si sono verificati anche con altri sport sull’Equipe, in Francia. A cosa è dovuta questa differenza di trattamento con i quotidiani esteri?
“Recentemente Marca ha dedicato una prima pagina anche alla vittoria di Alcaraz allo US Open, non credo che i giornali si sarebbero comportati allo stesso modo se a vincere fosse stato Berrettini. Scelte grafiche come quella dell’Equipe non appartengono alla tradizione italiana, ma va anche detto che la Francia non è un Paese calciocentrico come il nostro.”
Alla base di questa disparità di trattamento tra il calcio e gli altri sport c’è sicuramente un problema culturale. Non crede che siano proprio i quotidiani il veicolo attraverso il quale cercare di risolverlo?
“Una volta potevano esserlo, ma da tantissimi anni siamo in uno scenario di depressione dei giornali. Quindi questi sono costretti a difendere la loro base di lettori, senza pensare che sia possibile allargarla, anche perché un’opera educativa di questo tipo si fa in tantissimo tempo e nessuno dei giornali ritiene di averne abbastanza. Nel frattempo, però, si sviluppa una larga parte di pubblico potenziale che sceglie di non comprare il giornale. È un problema molto complicato che si potrebbe risolvere soltanto con tempo e pazienza, educando le persone alla vera sportività, ma escludo che di questi tempi un editore possa fare un ragionamento del genere.”