Si intensificano le proteste e le conseguenti violenze in Iran. Ieri sera è stato ritrovato senza vita, dopo 10 giorni, il corpo di Nika Shakarami, 17enne scomparsa dopo aver partecipato a una manifestazione a Teheran per la morte di Mahsa Amini.
Il cadavere della ragazza si trovava in un obitorio di un centro di detenzione della capitale e aveva il naso rotto e la testa fracassata. Nel suo ultimo messaggio, una nota vocale inviata a una sua amica, aveva raccontato di essere inseguita dalle forze di sicurezza, come ha riportato sua zia Atash Shakarami. “Quando siamo andati a identificarla – ha aggiunto – non ci hanno permesso di vedere il suo corpo, solo il suo viso per alcuni secondi”.
La famiglia di Nika ha quindi trasferito il feretro nella città natale del padre, Khorramabad, domenica, in quello che sarebbe stato il suo 17esimo compleanno. Il suo corpo però è stato sequestrato dalle forze di sicurezza e sepolto a Veysian, un villaggio a circa 40 chilometri di distanza. Gli stessi agenti hanno poi arrestato la zia, la quale sarebbe stata minacciata di morte se il resto della famiglia avesse partecipato alle proteste.
Centinaia di manifestanti si sono radunati comunque nel cimitero di Khorramabad e hanno cantato slogan contro il governo. Almeno 620 manifestanti detenuti “che non hanno avuto un ruolo nei sabotaggi” sono stati rilasciati ieri sera a Teheran. Ma sui social è esplosa la rabbia per l’ennesima vittima della violenta repressione delle proteste: attivisti e manifestanti hanno pubblicato foto e video della ragazza.
Intanto, si troverebbe nel carcere di Evin a Teheran Alessia Piperno, la trentenne romana arrestata nella capitale iraniana. Secondo quanto appreso, la donna sarebbe stata portata lì subito dopo il fermo, scattato secondo il padre il giorno del suo compleanno, il 28 settembre. “Finte esecuzioni, torture e altre pressioni psicologiche” è quanto raccontano di aver vissuto gli ex prigionieri dello stesso carcere.
Alessia Piperno avrebbe trascorso un periodo anche nel Kurdistan iraniano, una zona che viene costantemente monitorata per via delle istanze anti regime. Sull’intera vicenda più fonti autorevoli ribadiscono la necessità di mantenere il silenzio, per evitare di compromettere i tentativi per riportare in Italia la donna. Anche perché, si sottolinea, sarebbe in atto la volontà di politicizzare l’arresto a prescindere dalle circostanze che lo hanno determinato.