Tensione nei cieli asiatici. La Corea del Nord ha infatti lanciato un missile balistico che ha sorvolato le regioni settentrionali del Giappone. L’allarme è arrivato inizialmente dall’esercito sudcoreano, ed è stato poi confermato dalla guardia costiera giapponese. Dopo un volo di circa venti minuti, il missile è caduto in mare a 3.000 chilometri dalle coste nipponiche, fuori dalla zona economica esclusiva del Paese.
Tokyo, alle 7.29 locali, ha avvertito i residenti delle due province di Aomori e Hokkaido di evacuare le proprie abitazioni e andare nei rifugi sotterranei. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha condannato l’azione della Corea del Nord, parlando di “atto di violenza” da parte di Pyongyang “che segue i ripetuti e recenti lanci di missili balistici”. Il Giappone ha fermato in via precauzionale anche i servizi dei treni superveloci Shinkansen.
Le reazioni dell’Occidente non hanno tardato. Gli Stati Uniti, tramite il Comando americano per l’Asia e il Pacifico, hanno condannato il lancio, sostenendo che “l’impegno di Washington nella difesa del Giappone e della Corea rimane incrollabile”. Il consigliere per la Sicurezza nazionale Jack Sullivan si è messo in contatto con le controparti sudcoreana e giapponese per decidere “una risposta internazionale adeguata e solida”. Anche il segretario di Stato Antony Blinken ha sentito gli omologhi di Tokyo e Seul, i quali hanno definito la mossa nordcoreana “una grave provocazione”.
L’Unione europea, con il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, ha condannato quella che è stata “un’aggressione ingiustificabile, in palese violazione del diritto internazionale”. Nell’ultimo anno la Corea del Nord ha compiuto 23 test missilistici, di cui quattro solo nella scorsa settimana. E lo Stato maggiore di Seul ha prontamente reagito. Insieme agli Usa, infatti, ha organizzato un’esercitazione specifica di “bombardamenti di precisione” nell’isola disabitata di Jikdo, nel mar Giallo.
Intanto Pyongyang ha espresso sostegno alla Russia sull’annessione delle quattro regioni ucraine a seguito dei referendum.