Capelli, arte e libertà. Come in quel ’68, quando dalla facoltà di Architettura a Valle Giulia partì la grande contestazione studentesca, ancora una volta è in un luogo d’arte, al museo nazionale delle arti del XXI secolo Maxxi, che bisogna tornare. Da domani infatti, per amore di libertà delle donne iraniane, tutti potranno portare all’Info point ciocche dei propri capelli legate a una corda, che saranno poi consegnate all’ambasciata iraniana.
Contro la repressione della polizia religiosa, che premia la virtù e reprime il vizio, alle volte uccidendo cittadine senza velo e incarcerando manifestanti pacifici, il Maxxi ha deciso di seguire l’idea venuta a Stefano Boeri, il presidente della Triennale di Milano: qui la protesta, in poche ore, è riuscita a riempire le teche del museo con ciocche di capelli di decine di persone che vogliono solidarizzare con Mahsa Amini, giovane arrestata e uccisa per aver indossato l’hijab in modo inappropriato, e con tutte quelle ragazze che hanno deciso di far sentire la propria voce in ogni parte dell’Iran contro la repressione di un regime oscurantista.