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HomeEsteri Russia, 1300 arresti dopo le proteste
Zelensky all’Onu: “No veto a Mosca”

Proteste e russi in fuga
contro la mobilitazione
La Cina abbandona Mosca

di Francesca Funari22 Settembre 2022
22 Settembre 2022

Sono più di 1.300 le persone fermate dalla polizia russa nelle proteste contro la “mobilitazione parziale” di 300 mila riservisti ordinata ieri dal presidente Vladimir Putin per la guerra in Ucraina. A riportarlo è l’ong Ovd-Info. Le città coinvolte sono 39 e quella con il maggior numero di fermi è Mosca dove la polizia ha trascinato nelle sue camionette 527 persone, 480 a San Pietroburgo. Per chi diserterà o si arrenderà volontariamente è prevista una detenzione in carcere fino a 10 anni.

Aeroporti presi d’assalto per sfuggire ai richiami
La paura di finire al fronte fa aumentare il traffico alle frontiere con la Finlandia, l’unico confine di terra che consente ancora il passaggio ai cittadini russi forniti di visto per i Paesi europei. Ieri, ha fatto sapere Matti Pitkäniitty, capo dell’unità di cooperazione internazionale della Guardia di frontiera, sono stati in 4.824 a varcare il confine. Per chi è sprovvisto di visto invece le destinazioni scelte sono Georgia, Turchia e Armenia. A crescere di pari passo con le fughe sono però anche i prezzi dei biglietti. 

Le reazioni fuori dalla Russia
Le parole del leader del Cremlino e la minaccia dell’uso dell’atomica vengono interpretate dall’Occidente come un segnale di debolezza e disperazione di Putin. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in un discorso all’Onu ha parlato di un “referendum farsa” e di “minacce nucleari spericolate e irresponsabili”. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, fa sapere Ria Novosti, ha ribattuto definendo “indecente” la “falsa citazione” da parte di Biden sulle parole di Putin rispetto alla “minaccia nucleare”. E mentre il ministro russo della Difesa, Serghiei Shoigu, sottolinea che il suo Paese sta combattendo contro “tutto l’Occidente”, la Cina si allontana dall’alleato russo e invoca il dialogo tra Mosca e Kiev per un cessate il fuoco attraverso “tutti gli sforzi volti alla risoluzione pacifica della crisi”.

“Altre misure restrittive verranno adottate al più presto in coordinazione con i nostri partner”. È la decisione adottata dal Consiglio degli affari esteri straordinario dell’Ue comunicata dall’Alto rappresentante degli Affari esteri Josep Borrell. “In linea con la Carta Onu, l’Ucraina sta esercitando il suo legittimo diritto contro l’aggressione russa a riprendere i suoi territori secondo i confini internazionali e continueremo a supportarla per tutto il tempo necessario”, ha aggiunto.

Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo intervento in collegamento video con l’assemblea generale dell’Onu a New York chiede l’istituzione di un Tribunale speciale per processare e punire i “crimini” commessi dai russi e di privare la Russia del suo diritto di veto nel Consiglio di sicurezza. 

Scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev
Un totale di 215 difensori dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, ultima roccaforte ucraina nell’area, detenuti dai russi, sono stati liberati nell’ambito di un massiccio sforzo per lo scambio di prigionieri. “Il presidente Volodymyr Zelensky ha fissato un obiettivo chiaro – ha detto il capo dell’ufficio del presidente, Andriy Yermak – riportare i nostri eroi a casa. Il risultato: i nostri eroi sono liberi”. “All’inizio, ci è stato offerto di restituire 50 dei nostri in cambio di uno solo di quelli che si trovavano nel centro di detenzione preventiva del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Victor Medvedchuk) – spiega Zelensky – Abbiamo parlato, insistito, il numero di 50 è cresciuto fino a 200”. Tra i liberati ci sono anche il comandante Denis Prokopenko “Redis” e il suo vice Svyatoslav Palamar “Kalina”. Lo ha reso noto il comandante delle forze speciali ucraine Sergey Velichko. In cambio l’Ucraina ha rilasciato 55 soldati russi come confermato dal ministero della Difesa russo.

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