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"Alluvione causata
dai cambiamenti climatici
Intervenire subito"

Valerio Rossi Albertini a Lumsanews:

"Eventi così aumenteranno in futuro"

di Tommaso Bertini16 Settembre 2022
16 Settembre 2022

Valerio Rossi Albertini è un fisico del Centro nazionale di ricerca (Cnr). Intervistato da Lumsanews, Albertini ha chiarito le cause del nubifragio avvenuto questa notte nelle Marche, nonché le possibili soluzioni.

Quali sono le cause del fenomeno avvenuto questa notte nella Regione Marche?

“Quello a cui abbiamo assistito è un fenomeno strettamente correlato ai cambiamenti climatici. Già è capitato diverse volte in altri luoghi in Italia che ci fossero quelle che vengono chiamate volgarmente ‘bombe d’acqua’. Più propriamente, si tratta di nubifragi torrenziali, in inglese flash flood, ‘alluvioni istantanee’. L’espressione ‘bomba d’acqua’ è evocativa, perché fa capire di che cosa si tratta: l’acqua viene giù a secchiate invece che a gocce separate. Noi scienziati per l’ambiente lo predichiamo da trent’anni, c’è una commissione dell’Onu, l’Ipcc, che ha sentenziato solennemente che i cambiamenti climatici sono un fenomeno fisicamente accertato. Quindi non è più possibile ignorarlo o negarlo. Quanto è successo è l’altra faccia della medaglia di quello che è successo durante l’estate. Il tempo è stato caldo e siccitoso, si è riscaldato il mare, il fatto che non ci fossero precipitazioni ha implicato che l’umidità che si sollevava per evaporazione non precipitasse al suolo e si accumulasse, invece, in atmosfera. Nel momento in cui sono cambiate le condizioni atmosferiche, fronte di aria fredda che incontra il fronte d’aria calda e umida, questo è stato il risultato. Non c’è nessun paradosso, quindi, nessuna contraddizione tra quanto vissuto questa estate e quanto vissuto ora, bensì la logica conseguenza”.

Ma era prevedibile un evento di questo genere?

“L’allarme non è stato lanciato, molti sindaci e autorità territoriali lo hanno lamentato. Tuttavia, questo tipo di fenomeni è spesso al di là delle capacità di previsione. È facile prevedere la pioggia in condizioni ordinarie, quando arriva la perturbazione solida. È difficilissimo, invece, quando c’è l’incontro di fronti d’aria provenienti da direzioni e con caratteristiche diverse. Non è che in precedenza, quando ancora non c’erano cambiamenti climatici, o quando questi non avevano ancora dispiegato tutti i loro effetti, non ci potessero essere delle condizioni simili a quelle di oggi. Ma è la modalità con cui si scatenano questi fenomeni: quasi senza preavviso, cielo sereno prima, cielo sereno adesso. Un’alluvione, infatti, che si è dispiegata in un arco di tempo brevissimo: in poche ore è caduta tanta acqua quanta ne cade in sei mesi. Inoltre, questi eventi stanno diventando sempre più frequenti e sempre più intensi”.

Quanto conta la mala gestione del territorio nello scatenarsi di questi eventi?

“Conta, perché sia le cause che gli effetti sono di nostra responsabilità principalmente. Le cause sono le alterazioni climatiche dovute alle emissioni di gas serra in atmosfera. Questa causa non può essere invertita in tempi brevi. Nei prossimi decenni continueremo a portarcele appresso, quindi l’unica cosa che si può fare è prevenzione. L’allerta non è scattata perché era difficile prevederla, quindi i sindaci non sono responsabili. Per quanto riguarda la cura del territorio sì, ma non è responsabilità del singolo sindaco o della singola area investita. È un problema universale in Italia. C’è un’incuria generalizzata del territorio, c’è una cementificazione selvaggia, abbiamo impermeabilizzato i terreni, quindi l’acqua non può più essere drenata dalla terra- Anche nei luoghi in cui l’assorbimento sarebbe stato rapido, a causa della siccità ha trasformato la terra porosa in terra cotta, impermeabile. Non abbiamo avuto la possibilità di contare sulla capacità drenante dei terreni. Altra cosa è il disboscamento, in alcuni posti ci sono stati smottamenti, i fiumi d’acqua sono diventati fiumi di fango perché abbattendo gli alberi si toglie il primo presidio di prevenzioni dei fenomeni di smottamento, perché le radici trattengono la terra e con le fronde e il fusto rallentano il corso dell’acqua”.

Cosa dobbiamo aspettarci questo autunno o nei prossimi anni?

“Dobbiamo aspettarci di assistere ancora disgraziatamente a questi fenomeni. Quando rispunta il sole il problema non è risolto, è solo rinviato alla prossima volta in cui si verificherà. E tutti quanti, un’altra volta, piangeremo eventuali vittime e ci dorremo del fatto di non aver fatto una prevenzione sufficiente. Per come è il sistema amministrativo politico, difficilmente il singolo soggetto di buona volontà può risolvere il problema. Certo, i sindaci potrebbero fare una maggiore pulizia degli alvei dei fiumi, il sistema fognario andrebbe pulito per evitare che i detriti lo intasino. Dovrebbero, inoltre, evitare di concedere licenze edilizie in punti vulnerabili del territorio. Questi sono guasti che ci portiamo da tanto tempo. Dovrebbe però esserci un’autorità coordinatrice di tutti gli interventi che sia centrale. Questa autorità, dovrebbe operare di concerto con le autorità del territorio. Ma la verità è che i sindaci, molto spesso, sono sollecitati più a colmare buche e togliere immondizia dalla strada che fare interventi strutturali. Il tempo di una consiliatura, inoltre, non è sufficiente per cambiare l’assetto di un territorio. Dovrebbe occuparsene un’alta autorità, quindi, che coordini un intervento che, a questo punto, non può più essere rimandato. Un intervento di lungo periodo, di ampio respiro, e che sia strutturale, non congiunturale”.

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