Nei primi sei mesi del 2022 in Italia sono state registrate 1.080.245 dimissioni dal lavoro. Dai dati raccolti dall’Inps emerge che c’è stato un aumento del 31,73% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le tabelle dell’Osservatorio sul precariato dell’Istituto, inoltre, rivelano che i licenziamenti di natura economica sono raddoppiati, passando da 135.115 a 266.640.
Allo stesso tempo, però, i livelli occupazionali stanno tornando sugli standard pre-Covid. Una bella notizia se si pensa che nel primo semestre i datori di lavoro privati hanno effettuato quasi 4,3 milioni di assunzioni, con una crescita del 26% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dal report dell’Inps, inoltre, risulta che la variazione dei contratti a tempo indeterminato è stata positiva per 255.341 unità.
Il solo dato negativo rimane quello dei numerosi licenziamenti che, come sottolinea l’Inps, riguardano tutte le tipologie di contratti. “Il livello sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell’emergenza sanitaria”, ha chiarito l’Istituto nazionale della previdenza sociale.
Le stime dell’Inps, secondo alcuni esperti, testimoniano la grande dinamicità del mondo del lavoro odierno. “Dopo anni in cui erano i lavoratori ad andare dalle aziende, ora sono le aziende che devono andare a cercare i talenti di cui hanno bisogno, e se non li trovano, se li devono formare”, sottolinea l’economista Innocenzo Cipolletta. Anche Federico Vione, ex amministratore delegato di Adecco e attuale Ceo e fondatore di WGroup, conferma la rapida ripartenza dell’economia. “Le aziende hanno avuto e hanno un gran bisogno di lavoratori e per trovarli sono disposte a tutto”, chiarisce il dirigente.